Puo’ la sostenibilità andare d’accordo con moda e design, due eccellenze milanesi che portano in Italia migliaia di turisti ogni anno, per sfilate ed eventi esclusivi ma sempre più aperti anche al grande pubblico?
Visitando questo grande mercato del vintage e della creatività la risposta sembra essere positiva. In una vecchia fabbrica in disuso nello storico quartiere di Bovisa, mi si e’ aperto in una domenica di sole un mondo davvero ai margini del tempo: tavolini per mangiare e bere in compagnia, musica (anche dal vivo o con DJ set) in sottofondo e soprattutto tanti, tantissimi espositori di moda ed accessori di seconda mano, ma anche di oggetti creati da artigiani con il gusto per il riciclo. Lampade nate da vecchie bottiglie di liquori, colletti crochet, borse realizzate da scampoli, bijoux di ogni foggia e materiale, radio a transistor che rischiavano di finire in discarica e a cui e’ stata data una seconda vita, dischi di vinile per collezionisti, e soprattutto abiti, calzature, occhiali dei brand più esclusivi in ottimo stato. Ho visto creazioni di Prada, Hermès, Balenciaga, Gucci, Missoni, Iceberg, Naj Oleari ed altri ancora, e mi sono sorpresa a immaginare le persone a cui quegli oggetti sono appartenuti. Il pensiero è andato al maglione “pecora nera” di Lady D, venduto all’asta da Sotheby’s per più di un milione di dollari lo scorso settembre. Ovviamente è difficilissimo trovare qualcosa di anche lontanamente simile, ma possiamo lasciarci affascinare dall’atmosfera magica che si respira nei mercatini dell’usato, non solo per il divertimento di provare a scovare pezzi interessanti che hanno tanto da raccontare, ma anche per il risvolto etico ed ecologico che da’ loro un valore ancora più grande.
Riciclare o meglio come si dice in inglese “upcycling” dovrebbe essere un imperativo per tutti, perché ha un impatto minore sull’ambiente e ci consente di scegliere anche oggetti che non potremmo permetterci di acquistare altrimenti. E poi volete mettere la qualità dei tessuti, dei pellami, dei manufatti di una volta rispetto al fast-fashion che ci ha travolto negli ultimi decenni?
Pensateci anche quando sceglierete i regali per Natale, se ne farete. Al Wunder Mrkt troverete anche oggetti nuovi creati da artigiani attenti alla sostenibilità, che offrono le loro creazioni e vi danno la possibilità di assicurarvi pezzi unici, non prodotti in serie.
L’evento si svolge a Milano la prima domenica del mese, in Via Bovisasca 57/59, dalle 11 alle 21. Gli espositori sono oltre 100 e provengono da tutta Italia.
L’ingresso e’ gratuito.
Dovrebbe essere un must riciclare in effetti e non creerebbe nessun danno all’economia produttiva,visto che crea o dovrebbe creare qualcosa di nuovo o diverso.
La moda tuttavia va a cicli..e di qualità dei prodotti se ne vede sempre meno.
Inoltre può essere molto interessante da visitare proprio per “scovare” un pezzo unico,un pezzo che ci ricordi qualcosa.
Non sarei io se non facessi una provocazione però….
Quelle 4 borse di pelle che vedo(le altre son di plastica) so benissimo chi le fa,come le fa e da chi proviene il pellame.
Son tutto tranne prezzi unici,quindi come per ogni altra cosa occhio
Simone76
Se mai verrò a Milano e mi ci troverò in una prima domenica, sarà una cosa che terrò presente. Anche a me affascinano i mercatini dell’usato, qui a Napoli ce ne sono diversi, a volte vado anch’io ad immaginare vite passate, non ho mai comprato nulla, però. Non so perché, ma prendere qualcosa di vecchio mi dà la sensazione di violare il passato di qualcuno, che ha messo via quelle cose chissà perché. Poi appunto, come dice Simone76, se non si è esperti di rischia di cadere nella fregatura che è sempre dietro ľ angolo. Un immagine in cut art la fecero anche a me, a 4-5 anni credo 🙂 sempre nel parco divertimenti dove liga mi dice che mi stavano scambiando per una certa scimmietta è un bel ricordo, e non sapevo fosse un’arte. Grazie come sempre per il tuo bellissimo modo di raccontare.
Ciao Simone,
Non ho resistito davanti a quelle borse in plastica perché mi hanno ricordato quelle originali che si usavano negli anni ‘80. La mia era azzurra, il tessuto era di quel famoso marchio, era rivestito in plastica e la borsa ha trasportato i miei libri per anni. Un pezzo di storia, un amarcord che mi ha portato indietro nel tempo. Però mi sono limitata a fotografare. Anni fa credo che ne avrei comprata una, quindi apprezza i piccoli passi verso la consapevolezza;-)
Ci mancherebbe!
Poi parlavo della poca “artigianalità” di quelli in pelle.
Quelle naj oleari son fantastiche…un pezzo di storia come best company..uniform…ecc ecc
🙂
Paninari…
😉
Liga, ma c’erano i Paninari a Lugano? O si sono fermati a Chiasso? 😉