1-Svezia, Marcus & Martinus – Unforgettable. Voto: 6
Tocca ai fratelli Marcus e Martinus aprire le danze con Unforgettable che è comunque una grande produzione elettropop, pronta per il mercato internazionale. A 9 anni già primi in classifica in Norvegia, poi la vittoria in un festival per ragazzi nel 2012.L’ambientazione “ibiziana” non li eleva oltre il concetto di un onesto brano da ballare. Di indimenticabile c’è solo il titolo.
Bella la scenografia con le atmosfere alla Matrix, bello il pezzo, ma a volume zero.
2 – Ucraina, Alyona Alyona & Jerry Heil – Teresa & Maria. Voto: 6
L’attacco ricorda una giaculatoria. E resto dell’idea che il loro pop-rap non lasci il segno. Il finale sembra una vecchia pubblicità di Benetton! Poi nulla da eccepire sul messaggio che mandano, figlio di una terra martoriata. Due degli artisti più famosi del loro paese alla prima collaborazione. Pezzo tradizionale ma anche un inserto hip hop per un pezzo che parla di Madre Teresa di Calcutta e della vergine Maria, una preghiera mentre i traccianti sullo schermo in fondo ricordano tanto i bombardamenti di oggi nel loro paese. Le ucraine Al’ona e Jerry Heil celebrano il coraggio e la forza delle donne con un brano che musicalmente lascia però perplessi: un canto da chiesa che mescola pop e rap.
3 – Germania, Isaak – Always on the run. Voto: 6
Pezzo ben costruito ma per vincere non basta un ritornello. Un tema generazionale, fatto di ansie e aspettative, si affloscia subito quando questo artista compare seduto vicino a quello che pare un focolare: scenografia da baby boomer. Vero che poi tutto si infiamma ma nessuno si mette a correre! Isaak, tedesco dalla voce black, canta circondato dalle fiamme.
4 – Lussemburgo, Tali – Fighter. Voto: 5
Con un pezzo prodotto per lei da Dardust, Dario Faini, lo stesso del brano di Angelina Mango, Tali riporta in gara dopo più di 30 anni il Lussemburgo. Personaggio complesso e internazionale ha recitato nel film indie Agua e a teatro nel ruolo di Deponine nei Miserabili.Una scenografia brechtiana, una drammaturgia ponderata. Anche in finale questa ragazza mostra voce e carattere. Una vera combattente (grazie anche alla strategia, dietro le quinte, di Dardust). Quando accende la voce è da iperuranio!
Tali Golergant, madre peruviana e padre israeliano, è cresciuta in giro per il Sudamerica. Gareggia però per il Lussemburgo, nazione che fatica a trovare cantanti autoctoni, ma paradiso fiscale che spiega il motivo della scenografia più costosa della serata.
5 – Israele, Eden Golan – Hurricane. Voto: 8
Al netto dei fischi che l’hanno raggiunta sia nelle prove che nella diretta della finale, e al di là delle polemiche che si è trascinata, la canzone di Eden Golan è non solo ben scritta ma è interpretata in modo impeccabile. Grandissima voce. Andare per mano nel cuore della tempesta dove c’è la calma assoluta. Non ha bisogno di orpelli, il suo volto è tensione, arriva da giorni non facili. Ha gettato cuore, voce e pensieri oltre ogni ostacolo. Straordinaria!
“Hurricane”, come l’uragano di fischi che accoglie la sua esibizione, Eden Golan non è amata nemmeno dagli altri cantanti in gara. Musicalmente è senza infamia e senza lode, ma alla fine si discute solo di lei e non della sua canzone.
6 – Lituania, Silvester Belt – Luktelk. Voto: 5
Il Mahmood lituano senza lo stesso carisma. Sembra un po’ di passaggio su quel palco e il balletto è più da festa popolare che da popstar. E manco indossa una tuta gold-Incrollabile sensazione del brano perfetto per fare attività fisica in palestra.
7 -Spagna, Nebulossa – Zorra. Voto: 4
Synth pop duo da Alicante formato dalla cantante Mery Bas e Mark Dasousa al synth, il brano da settimane in classifica in Spagna. Tutti i gusti… Lei si racconta come una donna libera nel testo autobiografico. Ha iniziato la carriera dopo i 50 anni e vuole invitare tutti a superare le etichette per celebrare identità e bellezza. Premio al messaggio e al coraggio dei ballerini nelle spaccate acrobatiche.
Una canzone che si perde nell’interessante coreografia a tre, con la cantante Mery Bas e i due ballerini barbuti che si scoprono in guêpière e tacchi a spillo. Ne viene fuori una sorta di porno di una di quelle categorie per feticisti che non abbiamo ancora capito quale è.
8 – Estonia, 5minust x Puuluup – (Nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi. Voto: 5
Suonando con la tradizionale Talharpa in un pezzo ritmato e dal significato antiproibizionista. Lo chiamano zombie-folk, un genere inventato da loro forse dopo l’uso di sostanze “ricreative”. Voto appena sufficiente, ma per il messaggio (per la cronaca, il titolo rivolto alla polizia dice più o meno: Davvero, noi non ne sappiamo nulla di questa droga).
Il titolo più lungo nella storia dell’Eurovision ben si abbina con una delle esibizioni più inconcludenti di questa edizione. Bisogna sapere urlare altrimenti non ottieni ascolto.
Comunque conquistano il palco e si meritano la medaglia di nuovi «Neri per caso», nel senso che sono vestiti di nero e per caso sono cantanti.
9 – Irlanda, Bambie Thug – Doomsday Blue. Voto: 5
E’ tutta finzione, d’accordo, ma Bambie Thug in versione lucifero fa accapponare la pelle… e poi quegli urli nel cerchio diabolico, quel crown the witch, incorona la strega, alla fine… Pare sia un’ode alla queer community, ma scusandomi per i limiti mi sfugge completamente il nesso.
Stregoneria ed eresia in salsa metal. Non importa se sarà blu ma importa che arrivi, il giorno del giudizio. E nessuna corona per la strega!
L’irlandese “non-binaria”Bambie Thug si definisce seguace di una corrente di stregoneria neopagana. Il brano «Doomsday Blue» mischia atmosfere satanico-metal a una parte melodica decisamente pop che sembra appartenere a un’altra canzone. Il risultato è un Frankenstein molto poco orecchiabile.
10 – Lettonia, Dons – Hollow. Voto: 5
L’artista lettone più famoso da dieci anni a questa parte nel suo paese porta un pezzo lirico e ispirato ma senza molta presa né particolare emozione, parte la sua.
Mi è sembrato un ballo da festa scolastica di fine anno, o se vogliamo vederla da un’altra prospettiva, visto che era di blu vestito, finalmente anche i Puffi hanno il loro stripper!
Si è fatto prestare da Israele il cerchio magico che usa come scenografia. Doveva avere già speso tutto il budget a disposizione per l’orrenda armatura che indossava (a proposito è blu china o blu estoril?).
11 – Grecia, Marina Satti – Zari. Voto: 7
Musica greca, araba e balcanica. Tradizione e modernità, come vuole a Eurovision, danza sirtaki, ritmo arabo, brano trascinante e ritmatissimo. Bel risultato.
Un sirtaki (o qualcosa di simile) lo userei per fare il trenino a Capodanno dopo un po’ di bicchieri di ouzo (distillato secco ad alta gradazione alcolica ottenuto a partire da una base costituita da mosto d’uva, sia fresca, sia passita e anice). Peccato perché la voce è molto particolare e interessante ma di certo non le dedicheranno una statua al Partenone…
Marina Satti è di madre greca e padre arabo-sudanese e il suo brano risente di echi mediterranei e africani.
12 – Regno Unito, Olly Alexander – Dizzy. Voto: 7
Olly Alexander ha già portato album e singoli al primo posto in classifica nel regno Unito, vanta 6.5 miliardi di streams. Mi ricorda, manca forse un pizzico di originalità.
Echi vaghi, vaghissimi di Querelle de Brest (Querelle), immenso film del 1982 diretto da Rainer Werner Fassbinder. Solo che qui siamo alla banalizzazione. Se l’intento era trasmettere passione a sto giro la sola passione che arriva è quella di una laica via crucis.
13 – Norvegia, Gate – Ulveham. Voto: 5
Chissà cosa spinga tanti artisti del Nord Europa a cantare su uno scoglio. Lo fa anche Gåte per raccontare una storia drammatica, suoni cupi il pezzo però si perde nella nebbia della scenografia.
Ambientazione druidica per una voce da ninna nanna. Secondo me manca continuità, è come se la “porta” tra due mondi musicali restasse socchiusa e non permettesse lo scambio d’aria. Ciò detto una delle più intense voci di questa edizione.
Li guardi e per tutto il tempo ti chiedi che strumento abbia in mano uno di loro. È la nyckelharpa, strumento ad arco svedese simile alla ghironda.
14 – Italia, Angelina Mango – La noia. Voto: 8
L’effetto cumbia suona esotico anche per il pubblico straniero ma Angelina Mango aggiunge quella passione che la fa tornare tipicamente italiana anche in una scenografia sovrabbondante come quella pensata per questo palco.
La nostra catwoman si mangia anche questo palco. Non ha bisogno giocare al rialzo con gli effetti speciali. “Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa”. Cantato e fatto. Per la sua esibizione sul palco con cinque ballerine, Angelina Mango si ispira al testo della sua canzone, rami intrecciati, rose e spine. Questa è la noia… dateci 365 giorni di notti bruciate. Leggiadra e autorevole. Una prova di maturità.
15 – Serbia, Teya Dora – Ramonda. Voto: 5
Voce potente per un pezzo malinconico ma ben interpretato. Manca forse un gancio, uno qualsiasi.
Una voce dolente per far fiorire un fiore che è legato al ricordo della grande Guerra. Ipnotica, crepuscolare e una tecnica vocale da laurea cum lode. Sorprendente.
Teya Dora è una delle artiste serbe del momento.
A metà 2023, partendo dalla rete, il suo singolo è diventato virale in tutta Europa, salendo fino al secondo posto della chart globale di Spotify.
16 – Finlandia, Windows95man – No Rules! Voto: 5
Pezzo astruso come l’uovo che si schiude e lui ne esce seminudo con sandali e calzini. Perché?
Con un uovo così grande si potrebbe fare una frittata per una riunione condominiale. Speriamo che Borat (Borat è il protagonista del film Borat, Borat Sagdiyev, celebre giornalista tv del Kazakhstan che deve girare un reportage sul paese più grande del mondo, gli Stati Uniti d’America) non gli faccia causa. Alla peggio gli comunicherà che per lui non ci sono regole!
In Italia ci aveva già pensato Francesco Paolantoni con il suo “lato B” al vento,chiacchierato sul lungomare Caracciolo per festeggiare lo scudetto del Napoli. Per me esibizione folle su una canzone orrenda.
17 – Portogallo, Iolanda – Grito. Voto: 8
Forse l’incontro più bello tra veste elettronica e suoni tradizionali. Lei poi ha una voce molto bella e grandi doti interpretative.
Qualcuno è volato sul nido del Cuculo ma lo ha fatto con delicatezza. Una performance in crescendo: è mancato solo un po’ di colore, uno sfregio a tutto quel bianco avrebbe reso più incisivo il messaggio.
18 – Armenia, Ladaniva, Jako: voto 5
La band ovviamente in playback, nel pezzo tradizionale suona anche una balalaika. Tradizionale il vestito ma in minigonna.
È il momento della ricreazione, dove ognuno fa un po’ quello che vuole. Il valore aggiunto è che questa è la ricreazione del martedì grasso dove ognuno si veste anche come vuole. Il merito è che hanno inventato il folclore anarchico!
Pensi: “finalmente una canzone originale, non omologata al canone unico sonoro del pop inglese” ma Poi arriva Ladaniva con il suo folk saltellante in lingua armena, immagini campi verdi e greggi di pecore. Bello in un film di Kusturica, bello per una vacanza a Erevan (capitale dell’Armenia).
19 – Cipro, Silia Kapsis, Liar: 5
Elettronica ma è quasi solo ritmo. A disegnare la melodia è rimasta solo la voce.
La reginetta della scuola porta sul palco un Grease 2.0 e lo fa col cuore e senza tecnicismi esagerati. Non ha ancora 18 anni ma trasmette già una sensazione di maturità e completezza. Secondo me è un artista da monitorare.
20 – Svizzera, Nemo, The code: voto 7
Nemo il pesciolino svizzero non sa soltanto stare in equilibrio su un’antenna rotante, ha portato un pezzo molto furbo e dall’inciso contagioso.
Alla ricerca di Nemo e lo abbiamo trovato! La differenza è che nel film di animazione viene rapito da un subacqueo mentre stavolta hanno rapito il pubblico. Il punto di contatto è che parliamo di un pesce pagliaccio.
Il non binario Nemo si presenta in minigonna e in “The Code” gioca con una metafora del codice binario informatico per riflettere sull’accettazione di sé. Il suo brano,una mescolanza di pop-rap e opera,potrebbe far breccia (pure troppa) nelle orecchie dell’Europa.
21 – Slovenia, Raiven, Veronika: voto 4
L’effetto nudo della tutina aiuta ma non basta. E poi sul finale quell’urlo è davvero insopportabile.
La donna ninja dell’Eurovision prova a sedurre il pubblico con qualcosa che si avvicina vagamente alla danza sperimentale. Solo che nel finale libera un ululato che ricorda di più la donna lupo! Ma bella come una sirena a Manhattan.
La lagna introspettiva è un format di successo nell’ex Jugoslavia. Lei ci aggiunge la coreografia da pantera e qualche urlo a piena gola che ti fa pensare abbia bisogno immediato di un’ambulanza…
22 – Croazia, Baby Lasagna, Rim Tim Tagi Dim: voto 6
Datemi una sequenza ritmica e conquisterò il mondo. L’effetto imitazione del ritmo è una cosa ancestrale. Quindi Baby Lasagna, che è furbo e recupera pure i cori anni 80.Per me però resta 5.
Intanto bisognerebbe capire se in Croazia hanno una lasagna simil-alla-bolognese. E nel caso dissociarsi. Una esibizione circense, mancavano solo la donna cannone e il clown col manganello per il resto sotto il baby-tendone c’erano tutti.
La «Rim Tim Tagi Dim» cantata da Baby Lasagna è un clamoroso incidente di suoni, folk croato con inserti metal. Agghiacciante. Ma subito tremendamente orecchiabile.
23 – Georgia, Nutza buzaladze, Firefighter: voto 5
La canzone non c’è, Nutza propone un balletto tra fuoco e fiamme e allora si capisce perché ha voluto un pompiere pronto all’intervento nel titolo.
Da amazzone georgiana a Shakira dei poveri nell’arco dei tre minuti della canzone.
24 – Francia, Slimane, Mon Amour: voto 8
Il pezzo cresce, prova vocale che strappa gli applausi.
Che in Svezia oggi sia stato il sabato santo? Che si si celebri il santo patrono di Malmö? Perché più che cantato questo artista ha “salmodiato”. Un Adeste Fideles dentro una baguette!
Interpretazione alla Cocciante a mio avviso.
25 – Austria, Kaleen, We will rave: voto 6
Si presenta con il cappotto che a queste latitudini non si può mai dire, sotto solo un body argentato: coreografie audaci con passaggi acrobatici per un rave commerciale: applausi al coraggio su tutto.
Il delirio lo scatena davvero. Poteva magari evitare di scimmiottare, nel titolo, i Queen. Ma tolta la patina purista va detto che è una vera popstar. È magnetica, è seducente e c’ha pure una bella voce. Evviva l’imperatrice d’Austria.
Arriva in scena ed è subito discoteca con strip-tease nel privé. Bene all’Hollywood un po’ meno all’Eurovision.
Posso solo complimentarmi con sonosoloparole per il bellissimo articolo, azzeccate le recensioni brano per brano. Ho visto tutto L’Eurovision sinceramente pochi sono stati gli artisti e i brani che mi sono piaciuti. Angelina per me è stata un vulcano di energia, sarà perchè sono italiana? Questo non so dirlo ma sinceramente ho visto solo scenografie e costumi assurdi per non dire altro :).
Grazie mille _chiaro_di_Luna_!!
L’eurovision è un boom di coreografie vero, spesso carine e qualche volta no.Angelina Mango meritava qualcosa in più del settimo posto e ci mette tanta energia e passione in quello che fa e sicuramente il suo talento crescerà mano mano e darà tante soddisfazioni all’Italia, sul voto purtroppo l’Italia non ha potuto votarla per il meccanismo di voto del contest…. speriamo nel prossimo anno.