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15:00: MUSICA CLASSICA MA NON SOLO a cura di Nonno Muso e Nonna Ika

15:00

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21:30

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17:00: DELTA MUSIC a cura di DJ Enrico, puntata 008

17:00

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15:30: '70, '80, '90 e oltre... con Iber_Dj in diretta

15:30

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15:00: A GENTILE RICHIESTA a cura di Nonno Muso

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21:30: LE NOTE DEL CUORE - Dj Saraceno in diretta

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1 Settembre 2024

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15:00: MUSICA CLASSICA MA NON SOLO a cura di Nonno Muso e Nonna Ika

15:00

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21:30

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15:00: A GENTILE RICHIESTA a cura di Nonno Muso

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“Forever”- BON JOVI

Forever“, questo il titolo del nuovo lavoro della band di Jon Bon Jovi, pubblicato il 7 giugno 2024.

A Los Angeles In occasione della 66ª edizione dei Grammy Awards Jon Bon Jovi, frontman della band, è stato nominato Person Of The Year ai MusiCares 2024. Con lui sul palco si sono alternate un gran numero di rock star del panorama musicale, come Bruce Springsteen, Shania Twain, Melissa Etheridge, Sammy Hagar, Jason Isbell, Jelly Roll, Pat Monahan of Train che hanno cantato i suoi brani più belli.

Per il ritorno sulle scene e per l’anniversario dei 40 anni di carriera della band, è uscita anche la docuserie in quattro parti Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story”, disponibile dal 26 aprile su Disney+.  Il progetto rappresenta il primo documentario di sempre sulla storia della band realizzato con la piena collaborazione di tutti i membri passati e presenti dei Bon Jovi. Ma di questo ve ne parlerò in un’altra occasione.

Il cantante, come anche gli altri testimonial dell’emittente che lo hanno preceduto, vuole essere esempio e ispirazione per tutti coloro che credono nel potere della musica rock.

Ma senza indugi lasciamo spazio al protagonista di questo articolo: la musica, percorrendo insieme le 12 tracce che compongono questo disco.

C’è un po’ un senso di rinascita in “Forever”, arrivato quattro anni dopo il precedente, ha avuto una lavorazione lunga anche per via dei gravi problemi vocali che hanno colpito il Bon Jovi. L’intervento che ha subito nel 2022 è andato bene e il successivo periodo di recupero gli ha permesso di registrare questo disco.

“Foreverè il 16esimo album in studio per la band rock statunitense. Il progetto, anticipato il 14 marzo dal singolo “Legendary”, è stato accolto abbastanza positivamente dalla critica.

In “Forever” Jon Bon Jovi ha lavorato con i due restanti compagni di band fondatori: il tastierista David Bryan, il batterista Tico Torres, oltre al bassista Hugh McDonald e il chitarrista Phil x.

L’apertura “Legendary”, scritta insieme a Billy Falcon e John Shanks, fin dalle prime battute, è una dichiarazione di intenti e di amore per la famiglia, soprattutto per sua moglie Dorothea a cui viene dedicata una citazione di “Brown Eyed Girl” di Van Morrison: “Who you are and who am I, to think that we could ever fly? … I don’t need more totell me I’m alive, got what I wan’t ‘cause I got what I need…Got my brown eyed girl and she believes in me… Right where I am is where I wanna be “.

In “Legendary”, la musica è delicata all’insegna di una chitarra acustica che ci accompagna con tanta spensieratezza, quanta allegria.

Sembra rivolgersi a noi, “Chi siete voi e chi sono io per credere che non possiamo volare? Non si raccoglie quello che non si riesce a sollevare”. E Bon Jovi ha seminato talmente tanto da poter vivere di serenità, star lì a godersela, non gli serve altro per capire di esser vivo: VIVERE E AMARE SONO IL SENSO DELL’UNIVERSO. Si innalza un coro sull’intro, Jon c’è e lotta, il groove muove il corpo, il pianoforte disegna il paesaggio di un viaggio, si accelera sul chorus, un pop dalla melodia eighties, la chitarra acustica muove le onde, l’arrangiamento dinamico, ogni cosa è in equilibrio, privata di qualsiasi eccesso, persino del rock, che diventa evanescente, un inno alla gioia.

Un arpeggio, una progressione ritmica “We Made It Look Easy”, allegra, vivace nello stile del canto, tutto si adatta a quel che Jon riesce, e non delude affatto il groove, la struttura compositiva, come una corrente di un fiume attraversa l’acustico, leggere le tastiere, si ha la sensazione di correre col vento tra i capelli, e arrivano deja vu del maestro Bruce Springsteen, di nuovo la malinconia prevale su tutti i sentimenti: “Ridevamo fino a piangere, ubriacandoci e sballandoci quando non sapevamo cosa fare, inseguivamo l’alba, perdendoci in una canzone. Cercando di capire… Eravamo invasati dai nostri diciassette anni e facevamo sembrare tutto facile”.

“Living Proof” sembra svegliarci bruscamente dal nostro sogno adolescenziale in cui eravamo entrati con le prime tracce, per portarci in un altro mondo in cui si sfreccia a tutta velocità tra chitarre elettriche che ci danno un assaggio delJon Bon Jovi degli anni novanta, che andava a tutto rock!

E’ sfacciata “Living Proof”, il secondo singolo non dimentica affatto Sambora, la sua talkbox, mentre il chorus è un autocitazione sentimentale, una versione eccessivamente pop, di “Livin’ On A Prayer e “It’s My Life”.

Inutile ripercorrere la cronaca del divorzio tra i Bon Jovi e Sambora, un litigio accaduto nel 2013 durante un tour, anche di questa esperienza il regista Chopra fa l’autopsia durante la serie, tra dichiarazioni infuocate di Jon e contraddittori di Richie, a buttarsi addosso colpe, vergogne, dipendenze e ostilità.

Nel TBT pubblicato sui canali ufficiali della band, commuove la riflessione di Jon sulle liriche, che si confermano il cuore pulsante di questo album: “Un’onda arriverà e ti spingerà dentro e ti tirerà fuori. Devi imparare a lasciare andare. Trattieni i ricordi il più a lungo possibile, ma vai avanti. Il passato è lì per ricordarti ciò che non vuoi ripetere: lascialo andare…

Eh sì questa grinta è decisamente il segno distintivo di Bon Jovi e ci era mancata nei preludi.

Ancora bassi prepotenti e chitarre elettriche e un voce sensuale e avvolgente, ci accompagnano nelle tracce seguenti, da” Waves”, a “Seeds”, quel tocco che ci fa amare questo gruppo da sempre, un inconfondibile marchio di fabbrica!

La tracklist cresce di intensità con “Seeds”, irriconoscibile la voce di Jon, grave, sporca alla Tom Waits a tratti, sorprende la capacità di adattarsi sui toni alti del chorus, rinforzati dalla produzione e da backingvocal eterei.

Jon racconta le sue emozioni per il matrimonio di sua figlia, a cui dedica la ballad “Kiss The Bride”.

Ma si torna un po’ di sano romanticismo, una bella ballata in tre quarti, un brano romantico, una meravigliosa dedica commossa e sentita!

Impossibile non commuoversi, è semplice la melodia, le liriche; attraversano il cuore il pianoforte, gli archi, la chitarra acustica di Phil X, amplificano i sentimenti paterni: “È tempo di farmi da parte. Solleva il tuo velo e abbandonati al volo. Lascia che il predicatore dica la frase che sigilla l’amore, Puoi baciare la sposa”.

Cambia l’atmosfera, diventa pesante, primo attore l’hard rock sfumato nell’AOR (album-oriented rock) prova a farsi valere “The People’s House”, torna alle sue radici Jon, di nuovo un abbraccio forte al passato, a “Keep The Faith”. Picchiano le dita sui tasti del pianoforte, si agita la voce di Jon, ci prova, si lancia, corre adagio, graffia, Tico è un mago a creare un goove potente, la ritmica è protagonista indiscussa su questo brano, un trionfo l’amore che porta la band a quel che era il primo attore.

E’ un inno il singolo “Walls Of Jericho”, qui dentro c’è la scuola di Springsteen che surfa coi Journey di “Escape”.

Un filler leggero, un omaggio al maestro con l’obiettivo festoso nel chorus di “Fare un po’ di rumore, suonare con la band”. Dopo la dedica alla figlia, di nuovo torna la moglie, Dorothea, la regina di casa, “Wrote You A Song” è sua, le melodie sanno di country, delicata sugli archi, un ballo lento sulle note del pianoforte e della chitarra, abile a passare dall’acustico allo slide, sostenuta da una ritmica appassionata.

Una danza pop “Living In Paradise”, diventano stucchevoli le dediche a Dorothea, comprensibili, ma viene da dire “basta!”

Si passa ancora al rock ed ecco finalmente la grinta, uno dei brani più belli del disco: “Living in a Paradise” in duetto con Ed Sheeran, che nulla aggiunge e nulla toglie, semplicemente sembra che con questo brano il gruppo ci regali un po’ di quella grinta, che sembrava fosse stata smarrita nelle precedenti tracce.

L’arpeggio di Phil X sull’intro di “My First Guitar”, la melodia, la voce di Jon sembra tornata al suo splendore, è innamorato della sua chitarra, della sua musica, emoziona il chorus, sale di tono, lo segue l’assolo di Phil X dipingendo armonie che conquistano, mentre sul piano la voce si scalda e cresce il ritmo: un inno da arena, si alza sulle ultime battute che trascinano la memoria verso gli U2 di “With Or Without You”.

La parola fine alla tracklist la mette “Hollow Man”, di nuovo Springsteen nell’anima, si pone delle domande esistenziali, cerca di darsi delle risposte definitive, che diano senso alla sua esistenza, al suo esser Jon Bon Jovi: “Cosa scriverai una volta finito il libro? Cosa canterai quando la canzone si è conclusa? Finché non ami te stesso, come puoi amare qualcun altro. Eccomi qui, un uomo vuoto che racconta storie di una terra promessa. Mi sento come un mazzo di fiori da quattro soldi, un one-man band con il cuore in mano, un uomo vuoto”.

La parentesi romanticismo e dolcezza è stata breve, e l’anima rock di questo gruppo torna a ruggire più forte con “People’s House”,” Walls of Jericho”, anche se sembra che i brani non decollino, o meglio sembrano emulare, in modo non troppo velato, qualcosa che abbiamo già ascoltato negli anni novanta…

Una ballata: “I Wrote You a Song” ad intervallare lo strepito delle chitarre elettriche, interpretata a cuore aperto, che ci emoziona ed emoziona tangibilmente lo stesso interprete …

Si ricasca nell’ovvietà, purtroppo, sembra un viaggio sulle montagne russe questo disco, ma la decima traccia: ” My first Guitar ” non brilla.

Il disco si chiude con:” Hollow Man”. Un brano che starebbe benissimo in un film con protagonista un Robert Redford di annata che si destreggia nei panni di un cowboy rude ma sensibile.
Si tratta ancora di una ballata a suon di chitarra acustica, un po’ country un pò sentimentale; comunqe un saggio intermezzo per non farci fare indigestione di rock.

Apprezzatissimi il rock vecchio stile, sapientemente condito da un pò di punk e i pregiatissimi assoli di chitarra, ma gli ingranaggi risentono del tempo, e fanno cigolare in ogni punto questo disco; una bellissima macchina d’epoca: rimane affascinante e meravigliosa. Ma non adatta alle grandi velocità!

Su un vento leggero che soffia l’aria dei Pink Floyd di “Mother” e poi “On the Road Again” di Bob Seger, lascia un senso di tristezza, di compassione, di fatica, di verità confessata da metabolizzare: un Re Nudo al cospetto del suo pubblico, un essere umano fragile consapevole che solo l’amore è la risposta

ll re: Jon non è più la star sotto i riflettori, ed è una spietata menzogna sostenere che dentro “Forever” non ci sia più la sua anima, semplicemente si è messa di lato, si lascia aiutare, non sgomita per arrivare, fluisce.

I Bon Jovi sono Formati da: Bon Jovi – voce, chitarra; Phil X – chitarra; Hugh McDonald – basso; Tico Torres batteria; David Bryan – tastiere

Questo è il mio modesto parere sul questo album… del resto le mie SonoSoloParole…

Alla prossima…

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