Oggi Venerdì 15 novembre è uscito del il nuovo progetto dei Linkin Park: “From Zero”, l’ottavo album in studio della band. Un disco attesissimo, perché in parte per i Linkin Park rappresenta una nuova era: qui troviamo la nuova formazione, dopo la scomparsa di Chester Bennington nel 2017, e in parte anche un nuovo sound che sembra adattarsi alle corde della nuova vocalist Emily Armstrong.
Sono passati sette anni dal loro ultimo LP in studio (“One More Light” del 2017), uscito due mesi prima che l’amato frontman Chester Bennington si togliesse tragicamente la vita, da allora, gli ascoltatori hanno atteso con ansia di vedere se, quando e come i Linkin Park avrebbero continuato, e quando hanno annunciato che la co-fondatrice dei Dead Sara Emily Armstrong sarebbe stata la loro nuova front woman, molti devoti sono rimasti sconvolti.
Ma la Armstrong non è l’unico nuovo membro dei Linkin Park, che danno il benvenuto anche a Colin Brittain alla batteria.
A proposito del nuovo album, Mike Shinoda ha detto: “Prima dei Linkin Park, il nome della nostra prima band era Xero, il titolo di questo album si riferisce sia a questo umile inizio sia al viaggio che stiamo intraprendendo attualmente. Dal punto di vista sonoro ed emotivo, riguarda passato, presente e futuro, abbracciando il nostro sound distintivo, ma nuovo e pieno di vita, è stato realizzato con un profondo apprezzamento per i nostri nuovi e vecchi compagni di band, i nostri amici, la nostra famiglia e i nostri fan. Siamo orgogliosi di ciò che i LINKIN PARK sono diventati nel corso degli anni ed entusiasti del viaggio che ci attende”.
Ma la vera rivoluzione arriva dietro il microfono che fu di Chester Bennington, con l’approdo di Emily Armstrong, leader e fondatrice dei “Dead Sara”, band alternative rock sempre proveniente dalla Città degli Angeli.
Scegliere una donna è stata una decisione interessante e dal relativo tasso di rischio, un timbro femminile non può essere completamente paragonato ad uno maschile e nella fattispecie non può essere comparato a quello di una delle voci più iconiche del rock degli ultimi vent’anni, ma può dare qualità, melodia e potenza, essendo così utile alla causa.
Il disco è dunque estremamente vario e spesso attinge alle radici non tanto per auto citazionismo, quanto per far comprendere all’ascoltatore che l’essenza della band è presente pur nelle sue declinazioni contemporanee.
È l’anno zero, così ci ricorda il titolo del nuovo album, che per assonanza vuole anche ricordare che tutto è iniziato con gli “Xero”, poi “Hybrid Theory” in fase embrionale, prima di diventare “Linkin Park”.
Chester è Chester, unico ed inimitabile ed è giusto che la sua storia e memoria resti per la band e per tutti i fan il punto di riferimento che ha reso i Linkin Park una delle poche band che hanno scritto la storia del rock “in generale” negli ultimi 25 anni (insieme a Foo Fighters e pochi altri…), ma adesso è giusto che si volti pagina.
Emily non è Chester, e sicuramente non è stata scelta per imitarlo, piuttosto per rendergli omaggio e nello stesso tempo dare un sterzata con il passato senza discostarsene troppo. Se Mike Shinoda (che non è proprio un pivellino) e soci hanno scelto lei è perché probabilmente, a differenza nostra, avranno intravisto del potenziale per il nuovo corso e il futuro della band. Che lei fosse emozionata, e lo si è sentito benissimo dalla sua performance, è innegabile, ma chi non lo sarebbe stato al posto suo? E’ salita sul palco con un fardello pesantissimo e con tutti gli occhi puntati addosso.
Un’operazione che ha diviso i fan, tra chi è felice che la band possa ritrovarsi sul palco e chi lo trova inaccettabile, per non dire delle polemiche per il passato della cantante in Scientology.
In effetti il ritorno della band è stato segnato da alcune polemiche legate ai legami di Armstrong con Scientology e al suo supporto per Danny Masterson, condannato per stupro. Chrissie Carnell-Bixler, una delle vittime di Masterson e moglie del frontman dei Mars Volta, Cedric Bixler-Zavala, ha accusato Armstrong di aver partecipato ad azioni intimidatorie contro le vittime, come riportato da Consequence of Sound.
Il Disco si Apre con un coro di voci armoniche, celestiali e oscure aprono la strada all’intro di “From zero” (Intro) la prima traccia del disco, che in soli venti secondi sembra rivelare l’intera intenzione dell’album con un brusco cambio di scenario, in presa diretta dallo studio di registrazione, si inserisce la voce di Emily Armstrong. “From zero, Like, from nothing?”: è la domanda che viene posta, a cui Shinoda risponde: “Yes!”.
L’inizio della nuova era dei Linkin Park coincide con “The Emptiness Machine”, primo singolo tratto dal disco, con cui la band ha svelato le sue carte, fin dalle prime note il brano suona come un classico moderno, che riporta ai tempi di “Meteora” di oltre vent’anni fa, ma incapsulando il tema ricorrente di questo nuovo capitolo: i Linkin Park sono ancora i Linkin Park, ma non proprio come li ricordavamo. Velocità nelle strofe ed esplosione nei ritornelli, con la batteria che apre con efficacia e foga metalliche, mentre la potenza arriva tra gli accordi e il significato del testo: il singolo mette in mostra lo stile e il sound della musica di questo gruppo rinnovato, mentre le voci di Emily Armstrong e Mike Shinoda iniziano a giocare tra loro, intrecciandosi e lasciandosi il proprio spazio, “I only wanted to be part of something” (“Volevo solo far parte di qualcosa”), affermano insieme nel bridge, aprendo a diverse interpretazioni, il brano rimane
Inserti glitch in un’introduzione intermittente, dove si insinua l’incisività della batteria che detta per tutta la canzone il ritmo serrato della canzone, la voce reppata di Shinoda apre la strada al dinamismo tagliente di Emily, fino al momento in cui ogni suono si spegne per lasciare ruggire la sola cantante: “Cut the bridge we’re on” (“Spezza il ponte su cui ci troviamo”). Bisogna trattenere il fiato, sembra di ascoltare ciò che un fan dei Linkin Park vorrebbe ascoltare, senza essere un esercizio di stile per Emily, ma un colpo riuscito.
Pubblicato come seconda anticipazione dell’album, e quindi già noto ai fan, “Heavy is the crown” è un brano che racchiude molti degli elementi che hanno fatto innamorare i fan dei Linkin Park nei primi duemila, Mike Shinoda apre la traccia con parti rap che riportano agli anni di “Hybrid theory”, dove l’elettronica si insinua tra le trame di influenze new metal più pesanti. Ciò include anche lo spessore delle urla e le voci sostenute che hanno creato il marchio di fabbrica del gruppo, qui affidate a Emily, l’ambiente sonoro evidenzia anche l’abilità di Colin Brittain, nel lanciare la sua batteria tra ritmi martellanti e suoni elettronici.
Si prosegue con un’altra canzone già pubblicata, che svela altri territori esplorati dai Linkin Park in “From zero”, con protagonista la sola voce di Emily, “Over each other” introduce un messaggio che ben si inserisce nella modernità, tra suoni sommessi e sospesi, “But you won’t let me breathe – And I’m not ever right / All we are is talkin’ – Over each other” (“Non mi lasci respirare – E non ho mai ragione – Tutto ciò che rimane è parlare – L’uno sopra l’altro”), dichiara la cantante con voce pulita, marcando con ruvidità le ultime parole.
“Let me out, set me free – I know all the secrets you keep” (“Lasciami uscire, liberami – Conosco tutti i tuoi segreti”): “Casualty” è un pugno allo stomaco e al cuore. Il brano è una sorpresa e una chicca per gli amanti dell’hardcore più serrato, in cui la versatilità di Emily è messa in mostra. Basso e batteria colpiscono come mitragliatrici, tra frenetici cambi di ritmo, la voce della cantante passa da urla strozzate alla Knocked Loose ai singhiozzi alla Jonathan Davis dei Korn, mentre il cantato del suo sodale rivelano una nuova prospettiva di Mike Shinoda.
Synth e ed elettronica costruiscono la melodia che apre “Overflow”, le voci arrivano come echi, da lontano, prima che l’ambiente sonoro venga plasmato da imperfetti glitch per far arrivare le parti di Shinoda. Superata la metà del disco, la settima traccia sembra un brano a sé stante e tra le più interessanti dal punto di vista creativo. “I keep on filling it up – To overflow”: la voce di Emily è qui brillante, mentre la canzone cresce sul riff di chitarra. “Overflow” ricorda moltissimo le vecchie atmosfere dei Linkin Park e infatti contiene un sample di “Fuse”, brano demo della band quando ancora si chiamava Xero e il frontman era Mark Wakefield.
“Get right!”, “Fatti sotto!”: è l’urlo di Emily in growl a dettare il via di “Two faced”, prima di lasciare il campo al rap di Mike. La durezza dei riff tornano prepotenti, intrecciandosi con gli scratch che graffiano il brano, tra frenesia punk e armonie elettroniche, il lavoro sulle doppie voci notevole, con i due cantanti che disegnano la profondità del pezzo. “Your truth’s not rigid, your rules aren’t fair / The dark’s too vivid, the light’s not there” (La tua verità non è rigida, le tue regole non sono giuste – L’oscurità è troppo vivida, la luce non c’è), afferma Shinoda, a cui Emily risponde: “Two faces – Caught in the middle – Too late – Counting to zero” (Due facce – Intrappolate nel mezzo – Troppo tardi – Contando fino a zero).
Suoni tesi e percussioni elettroniche aprono “Stained”, e su ogni colpo di drum machine Mike medita: “Hand on my mouth, I shouldn’t have said it – Gave you a chance, already regret it” (“Mano sulla bocca, non avrei dovuto dirlo – Ti ho dato una possibilità, me ne pento già”). La ponderosità della produzione si spinge verso influenze industrial, prima di aprirsi e ammorbidirsi nel ritornello di Emily Armstrong: “You’re stained – You try to hide the mark but it won’t fade” (Ti sei macchiato – Cerchi di nascondere il segno ma non svanisce”) questa nona traccia è un crescendo, promettendo di essere il prossimo cavallo di battaglia in radio o ai concerti.
“I give you everything I have!” (“Ti do tutto quello che ho!”), ripete il grido di Emily, per rabbia e intensità sembra inseguire l’attitudine di “Casualty”, ma cambia presto direzione per sottolineare la facilità che ha il ritornello di fare presa: “I’m not the enemy – You make me out to be” (“Non sono io il nemico – Tu mi fai passare per tale”), è facile immaginarselo come l’introduzione di momenti singalong corali a un concerto.
La melodia fa da padrona in “Good things go”, rispetto alle precedenti canzoni, tra arpeggi di chitarra e drum machine, verrebbe da dire che l’ultima traccia chiude “From zero” con dolcezza ed emotività. “Feels like it’s rained in my head for a hundred days” (“Mi sembra che nella mia testa abbia piovuto per cento giorni”), dichiara Mike Shinoda, mentre la delicatezza nella voce di Emily lo sostiene. Il canto di Armstrong raggiunge qui le note più alte ascoltate in “From zero”, fino al risucchio finale di “Good things go”, l’album illumina finalmente il futuro dei Linkin Park, finora incerto. Solo il tempo dirà se è abbastanza per mettere a tacere i cinici, nel frattempo godiamoci un buon lavoro.
Fondamentalmente, “From Zero” deve essere visto come un reset, esemplificato dal suo titolo che rende omaggio al precedente nome della band: Xero. Pertanto, qualsiasi inevitabile paragone con la loro discografia in gran parte magistrale deve tenere a mente il luogo da cui è nato “From Zero”: un desiderio organico di Brad Delson, Dave Farrell, Joe Hahn e Shinoda di creare insieme come Linkin Park ancora una volta. La scena rock globale è sicuramente un posto migliore quando ci sono i Linkin Park, e i momenti d’élite di “From Zero”, nonostante i suoi difetti, confermano il perché.
In altre parole, gli ascoltatori che si avvicinano a “From Zero” con un atteggiamento imparziale e accogliente scopriranno che si tratta di un ritorno trionfale di una delle più grandi rock band degli ultimi 25 anni.
La canzone “Cut the Bridge” è come se “Bleed it Out” avesse un sequel, ma hanno perfezionato la formula in ogni modo, il beat, il rap, il ritornello, il bridge sono migliori. Il modo in cui Mike scorre e cavalca il beat in questo è su un altro livello rispetto a qualsiasi altro verso di tipo “bravata” che abbia mai avuto. Quando la gente penserà al rap di Mike, penserà a “In the End” e “Cut the Bridge”. Il bridge arriva e Mike rappa di nuovo, ma è un po’ più melodico ed emotivo, si capisce che è il climax e non lo scambierei per un bridge cantato in questa canzone anche se potessi, materiale serio per cantare insieme.
È stimolante vedere come Mike non solo ha mantenuto viva la fiamma dei Linkin Park, ma ha anche trovato un modo per re immaginare la band con Emily. La decisione di continuare, anche di fronte a una perdita così profonda, dimostra un coraggio che non riguarda solo la resilienza, ma anche l’onore del viaggio iniziato dalla band. Mike avrebbe potuto fermarsi, ma ha scelto di trasformare il suo dolore in una spinta per andare avanti e, così facendo, ha portato una nuova voce che completa il suo scopo. Mi viene da chiedere: quanti di noi hanno considerato di rinunciare a qualcosa di importante, ma hanno trovato la forza per continuare? È un promemoria che a volte il modo per onorare il passato è andare avanti, anche se il percorso è diverso da quello che immaginavamo.
Potete ascoltare tutti i brani del nuovo lavoro dei Linkin Park su Radio Febbre!
Questo è tutto da parte mia.
Alla Prossima da SonoSoloParole.