Avrete sentito parlare delle Calende (occhio a non confonderle con le Calende Greche che sono un’altra cosa)?
Una delle occupazioni umane più diffuse del passato era quella di cercare di prevedere il tempo in base all’osservazione dei fenomeni atmosferici. La cadenza e la ripetitività di alcuni fenomeni meteorologici o astronomici, favoriranno l’associazione di questi con alcuni giorni dell’anno e la consequenziale creazione e diffusione di moltissimi proverbi che dovevano favorire il ricordo di questi eventi.
Un ruolo importante era dato al giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, infatti, prima della nota riforma del calendario operata da Gregorio XIII nel 1582, con la quale si cercò di recuperare il ritardo di 10 giorni accumulato sull’antico calendario giuliano, il 13 dicembre coincideva con il solstizio d’inverno e di conseguenza questo era il giorno più breve dell’anno e divenne un giorno quasi magico con antiche usanze che si legarono a questa Santa.
Le Calende, un antico metodo empirico tramandato da generazioni, sono ancora oggi utilizzate per fare previsioni stagionali del tempo.
Sebbene privo di basi scientifiche, molti contadini sostengono che questo metodo abbia un riscontro positivo con la realtà in almeno il 70-75% dei casi.
L’uso delle Calende è noto in varie parti d’Italia con un arco di tempo leggermente diverso da luoghi a luoghi e sono un modo unico per prevedere il tempo nell’anno successivo.
I primi dodici giorni, dal 13 al 24 dicembre, venivano denominate “calende’ dritte”, procedevano in avanti e determinavano il tempo della prima metà del mese, o anche, a seconda delle località, della mattinata dei mesi successivi.
I secondi dodici giorni dal 26 dicembre al 6 gennaio, venivano denominate “calende’ rovesce”, procedevano in senso inverso e determinavano il tempo della seconda metà del mese, o, anche, del pomeriggio dei mesi successivi. La credenza vuole che il tempo durante questi giorni rifletta quello dell’intero anno successivo.
Una sorta di media tra le due fasi aiuta a formulare una previsione meteo per l’intero mese, nonostante la mancanza di basi scientifiche, molte persone sostengono la validità di questo metodo.
Le Calende, sono parte integrante della cultura contadina e sono utilizzate in agricoltura per prevedere il tempo in diverse regioni d’Italia, questa tradizione risale almeno al XVIII secolo, ma potrebbe avere origini ancor più antiche.
Oggi, le Calende sono ancora impiegate nell’ambito agricolo per anticipare le condizioni meteorologiche nel proprio territorio durante ogni fase dell’anno, seguendo un approccio simile a quello adottato da Frate Indovino nel suo calendario, focalizzato sul cambio di fase lunare.
Nonostante la mancanza di basi scientifiche la tradizione delle Calende per i contadini era la chiave per la precisione delle previsioni sta nell’interpretare correttamente i segni meteorologici annotati su un calendario.
Le Calende sono praticate in molte regioni italiane, dal Nord al Sud, la variante principale è il periodo di raccolta dei dati, che varia da regione a regione.
Da una ricerca storica, emerge che le Calende erano conosciute già nel 1700, dimostrando la loro longevità e la profondità delle radici culturali che le supportano.
Questa interpretazione, radicata nella tradizione contadina, non pretende di avere fondamenti scientifici, ma si configura come un interessante gioco.
Verificare i risultati non comporta alcun costo, invitando a esplorare le peculiarità di questa pratica legata al passato e mantenere vive le tradizioni.
Tra tutte le tradizioni contadine le calende sono quelle che negli ultimi anni hanno suscitato più interesse e curiosità, forse anche di più di quella dei cachi (io ho trovato solo coltelli e cucchiai questo anno nei semi dei cachi, per sapere di cosa parlo vi suggerisco di leggervi un mio passato articolo sulla leggenda di cachi).
A differenza di altre tradizioni contadine che appunto vedono l’interpretazione dei segni come i semi dei cachi o la crommiomanzia le calende si basano sul guardare fuori dalla finestra ed avevano un’importanza notevole nella vita e nella programmazione dell’anno.
Quando la tecnologia odierna non c’era le calende definivano il calendario delle semine e dei raccolti e delle attività agricole di intere famiglie e comunità, pensate che potere avevano (altro che Paolo Fox!)
Di fatto si guarda fuori dalla finestra e si prende nota del meteo in ben preciso periodo al termine il capo famiglia o la persona più anziana ne dava lettura alla comunità.
Il periodo preso in esame può variare, essendo una tradizione contadina ognuno la applicava in base al territorio e l’usanza della propria zona come detto sopra. In pratica si segna sul calendario il meteo della giornata, una prima parte che va dal 13 al 24 dicembre, una seconda dal 26 dicembre al 6 gennaio con una pausa il 25 dicembre.
In sostanza il tempo di uno specifico giorno rispecchia l’andamento di un particolare mese dell’anno.
Una volta preso nota delle condizioni meteo c’è la parte più importante, l’interpretazione dei vari fenomeni atmosferici e quindi la lettura delle calende. Pensate che grande potere avevano quando non c’erano i mezzi che abbiamo ora!
Molto importante era l’interpretazione dei vari segni meteorologici, ad esempio se il 18 dicembre era una giornata soleggiata e il 1 gennaio era nuvolosa, rappresentanti il mese di giugno, voleva dire che il mese di giugno dell’anno successivo sarebbe stato variabile ma con assenza di piogge. Mentre un 20 dicembre tiepido, con il sole, e un 30 dicembre ugualmente tiepido corrispondeva a un agosto meteorologicamente caldissimo. La presenza di neve nei giorni corrispondenti ai mesi caldi voleva indicare che in quel mese ci sarebbero state delle grandinate o il tempo sarebbe stato meteorologicamente infausto.
Non vi resta che fare le vostre previsioni, provate a segnare sul calendario i vostri giorni e a fare le vostre interpretazioni.
Io non nego che da bambina le mie nonne mi spiegavano per filo e per segno questo “metodo” e mi divertivo a farlo a partire dal 13 Dicembre di ogni anno, beh, un ricordo che “riscalda” il cuore in questi momenti specie se sono ricordi che evocano al nostra infanzia spensierata.
Ma non è finita, il giorno di Santa Lucia con le mie nonne vi era usanza mangiare le fave cotte (quelle dure messe a mollo la sera prima e cotte il giorno dopo, messe nel piatto con un filo di olio, sale e semi di finocchietto).
Vi state chiedendo perché questa usanza delle fave? Ebbene questi legumi, per la loro forma, nella tradizione popolare ricordano gli occhi della Santa, che è ritratta con in mano un piattino contenente i suoi occhi.
Secondo la tradizione popolare questi le furono cavati prima di morire, verso la fine e del III secolo dopo Cristo, perseguitata perché cristiana, ma nessuna fonte descrive questo martirio se non verso il XV secolo, quando forse, collegata all’etimologia del nome: Lucia dal latino lux luce, si diffuse la tradizione che la vuole protettrice della vista.
Sostituendo in tal modo, come per tanti altri Santi cristiani, il culto della dell’antica Artemide, dea pagana della luce, raffigurata con in mano due torce.
La tradizione di cucinare il piatto di fave, fatta risalire dalla devozione popolare a quello che è considerato l’unico alimento della Santa durante la sua prigionia prima del martirio, ha anch’essa radici pagane.
Questo delle calende è un racconto-leggenda che ho registrato nel mio “archivio mentale” divenuto speciale, narrato durante le lunghe serate invernali davanti al caldo del camino dai nonni per quel poco tempo in cui ho potuto avere la fortuna di averli accanto e che ho voluto condividere con voi.
Da Parte mia è tutto.
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Non conoscevo questo fatto: interessante ma mi auguro proprio che non sia vero perché se tutto gennaio fosse come il 13 dicembre, Roma non esisterebbe più
Innanzitutto grazie che hai letto. Come ho scritto bisogna fare una media del meteo dei 2 giorni che corrispondono ad ogni mese e si osserva il tempo la mattina e il pomeriggio. Cmq nessun metodo è assicurato al cento per cento nemmeno la meteorologia che è una scienza non deterministica, ma stocastica, ossia probabilistica. Prima dei satelliti e applicazioni i nostri nonni determinavano così il meteo in modo da decidere come e quando effettuare i lavori senza conoscere la matematica e la fisica, che nell’ambito dell’atmosfera vengono semplicemente applicate all’aria e ai suoi movimenti (fluidodinamica) e agli scambi di energia (termodinamica) ovvio però che i nostri avi non dovevano fare i conti con il cambiamento climatico, che purtroppo ci fa passare dalle mezze maniche direttamente al cappotto, cancellando ormai le stagioni intermedie Con le Calende di Santa Lucia”, c’è ancora qualcosa da imparare a mio avviso ossia una connessione da riscoprire tra l’uomo e la natura, tra antico e moderno che si è ormai perso ma spero non del tutto.
Stocastico mi lascia perplesso
A parte scherzi: di sicuro il cambiamento climatico ha effetti devastanti e ne abbiamo preso coscienza (se ne abbiamo preso coscienza..) troppo tardi.
Ne pagheremo gli effetti per generazioni.