DELLA PRESUNTA CENSURA di tale TONY EFFE (di cui abbiamo, in tanti, dovuto leggere almeno qualche testo per capire di cosa e di chi si stava parlando in questi giorni).
Ma chi è Tony Effe per chi ancora non lo conosce?
Tony Effe (pseudonimo di Nicolò Rapisarda, Effe sta per Fornari, un personaggio di una serie tv) è un rapper o meglio un trapper, fa musica trap, un sottogenere dell’hip hop che si è sviluppato una ventina di anni fa negli Stati Uniti e che da alcuni anni è diventato il più ascoltato dai giovani di tutto il mondo, Italia compresa.
Da bambino recitò in alcuni film, e cominciò a fare musica trap poco dopo i vent’anni con il gruppo Dark Polo Gang, creato insieme agli amici della scuola in tempi in cui questo genere non andava ancora di moda. Cominciarono gradualmente a essere molto ascoltati e seguiti e si costruirono un immaginario che, in linea con la tradizione della trap, si basava sull’ostentazione di lusso, strafottenza e belle donne: cosa che a Tony Effe è sempre venuta molto naturale.
In generale le canzoni della Dark Polo Gang e di Tony Effe usano spesso un linguaggio che “oggettifica” le donne, a volte in un modo che secondo i critici normalizza o legittima trattamenti irrispettosi o violenti. È una cosa abbastanza in linea con le “regole” del genere trap e che è diventata più discussa di recente, sia perché questo tipo di musica è diventato più mainstream, e Tony Effe è uno dei suoi esponenti più famosi, sia per via della maggiore consapevolezza degli ultimi anni rispetto ai temi della violenza contro le donne.
Bersagliato già ai tempi della Dark Polo Gang per i testi particolari e atteggiamenti considerati eccessivi, sale agli onori della cronaca a fine 2016 quando, insieme al resto del gruppo è costretto a scusarsi dopo la pubblicazione di alcune storie su Instagram in cui insultava con epiteti razzisti il rapper Bello Figo imitando anche i versi di una scimmia.
A giugno 2024 creano indignazione alcune sue dichiarazioni al podcast “BSMT” di Gianluca Gazzoli, in cui il rapper si è lamentato dei 150 euro di paghetta che riceveva a 17 anni, a suo dire troppo pochi per il suo stile di vita.
Non penso che decidere, seppur tardivamente, di non far esibire Tony Effe a Capodanno, in un concerto organizzato da un ente pubblico con soldi pubblici, sia censura.
Non è che non poter cantare per il comune di Roma significhi non potersi esprimere: significa semplicemente non poter cantare in quel posto lì quella sera lì. Chiamare tutto «censura» è come chiamare tutto «maschilismo»: le parole si slabbrano, si deprezzano, poi non le riesci più a usare efficacemente quando ti servono davvero.
Ma come, passiamo la vita a parlare dell’educazione affettiva nelle scuole, del fatto che non bisogna usare un linguaggio sessista, che dire ad una donna “apri le cosce, troia” è una forma di violenza quasi più grave di quella fisica, passiamo il tempo a ricordare perché e come è morta Giulia Cecchettin (che a lei andava dedicato qualsiasi concerto di Capodanno, ammesso che i concerti di Capodanno in piazza abbiano un senso superiore ai sabato pomeriggi passati al centro commerciale, altro che! E voglio vedere chi avrebbe dato spazio a Tony Effe in un concerto dedicato a Giulia e a tutte le donne ammazzate da uomini violenti!), e poi ci scandalizziamo del fatto che in un concerto organizzato da una istituzione pubblica non si faccia cantare un trapper con testi di quel tipo? Che Dio solo lo sa quanto sarebbe sconveniente sentirli cantare tutti in coro per inaugurare un pacifico 2025!
Ma come, davvero siamo ammirati dalla defezione di Mara Sattei, fatta passare per un atto di critico sostegno alla libertà dell’arte?
Eppure, nonostante l’evidenza e nonostante le polemiche, c’è chi difende Tony Effe, parlando del suo stile e del suo linguaggio, definito “ironico” e “iperbolico”, come caratteristici del genere t/rap.
Non è censura, in questo specifico caso, quella verso Tony Effe lui può giustamente cantare, scrivere i testi che vuole, vendere milioni di dischi e avere milioni di visualizzazioni sulle varie piattaforme musicali. Il suo successo e la sua condizione sono la prova chiarissima che nessuna censura c’è verso di lui.
E anche in questo caso non c’è censura; si chiama opportunità, senso delle istituzioni. Usiamo le parole giuste.
Ripeto, mi stupisce l’ipocrisia di chi parla ogni giorno di lotta alla violenza sulle donne e poi parla di censura, di chi vorrebbe che fosse insegnata nelle scuole l’educazione affettiva e sessuale e poi appoggia un artista che descrive il sesso come un atto volgare e violento…questi artisti non capiscono che i giovani li seguono e hanno una responsabilità enorme nei loro confronti…l’arte è molto altro quindi non si può parlare di censura ma di opportunità e buon senso.
Peraltro, tutta questa solidarietà sbandierata non si è vista nei confronti di Ghali, zittito in diretta TV quando chiese lo stop al genocidio di Gaza quindi non so se sia solidarietà o ricerca di un attimo di notorietà!
Purtroppo oggi l’idea dominante è che ognuno possa dire e fare tutto, a tutti i livelli, ci vorrebbe un rigurgito collettivo di coscienza, e invece si solidarizza con troppa leggerezza, in nome di una presunta libertà d’espressione, chiamando arte perfino l’insulto, la volgarità e la violenza.
Forse sarebbe stato meglio pensarci prima ed evitare di invitarlo (per poi accorgersi dell’inopportunità della sua presenza in quel contesto e fare marcia indietro),
Credo che sia arrivata l’ora in cui la misura del linguaggio e dei comportamenti diventino argomenti educativi centrali da affrontare. Sempre più spesso si sdogana il “male” che avanza sotto forme ambigue di “arte” “eccentricità” “esibizionismo” … L’ignoranza e la mancanza di limiti dilagano e potrebbero condurre l’essere umano verso l’autodistruzione.
Tony Effe dice una cosa molto precisa: “io non scrivo fiction” cioè io scrivo quello che faccio e che vedo ogni giorno!
Forse sarebbe stato meglio pensarci prima ed evitare di invitarlo (per poi accorgersi dell’inopportunità della sua presenza in quel contesto e fare marcia indietro).
Credo che sia arrivata l’ora in cui la misura del linguaggio e dei comportamenti diventino argomenti educativi centrali da affrontare. Sempre più spesso si sdogana il “male” che avanza sotto forme ambigue di “arte” “eccentricità” “esibizionismo” … L’ignoranza e la mancanza di limiti dilagano e potrebbero condurre l’essere umano verso l’autodistruzione.
Riflettiamo un attimo su tutto ciò: perché la mia opinione è che se il problema è culturale e va affrontato con gli strumenti della pedagogia, della cultura e anche dei comportamenti, non stiamo messi bene.
Con grande tristezza e rabbia mi accorgo che moltissime ragazze lo ammirano. È questo il risultato delle lotte delle generazioni precedenti?
Quello che è inquietante è sapere che tantissimi giovani lo amano e lo seguono. Mi chiedo a quale punto di non ritorno siamo arrivati.
Negli ultimi giorni non si parla d’altro che di Tony Effe e delle sue canzoni! Io ne ho lette e sentite di tutti i colori, ma c’è una cosa che voglio dirvi!
Vedete, il problema non è tanto perché Tony Effe sia stato o non sia stato invitato al concerto del capodanno di Roma, ma il vero problema è un altro.
Tanto per darvi un’idea, questo è il testo di una delle sue canzoni più famose: «Lei la comando con un joystick -Non mi piace quando parla troppo – Le tappo la bocca e me la f… Volano schiaffi da ogni parte. Sono Tony, non ti guardo nemmeno – Mi dici che sono un tipo violento-Però vieni solo quando ti meno.»
Ecco, questo è uno dei cantanti più apprezzati degli ultimi tempi, Tony Effe viene ascoltato ogni mese da ben 4 milioni di persone, e allora mi dispiace dirlo, ma non è Tony Effe il problema! Perché se questi testi ottengono milioni e milioni di ascolti e di visualizzazioni, qualche domanda bisognerebbe iniziare a farsela!
Il vero problema di oggi si chiama ANAFFETTIVITÀ, si chiama cinismo, si chiama assenza di emozioni. L’incapacità di provare, comprendere, dar voce e riconoscere le proprie emozioni! Addirittura Jovanotti ha paragonato Tony Effe a Mozart. Ecco, è proprio questo il punto: in una società che chiama arte una banana appiccicata con del nastro adesivo al muro, non sono soltanto le idee e le emozioni che mancano, sono proprio i cervelli che hanno raggiunto il capolinea.
É da un po’ di tempo che il mondo educativo manifesta preoccupazioni per i contenuti della musica della trap, non tanto per la trasgressività, che ci può anche stare, ma perché fanno pendant con situazioni che si sono create negli ultimi tempi di risse e violenza tra i ragazzi, con l’uso del coltello, che sono temi tipici della trap. Persiste poi una continuità tra questo genere di musica e i film porno nella visione misogina della donna, con una sessualità non solo meccanica ma anche di disprezzo.
Non è quindi un tema di censura, ma di educazione, sfatiamo anche un falso mito che fa comodo ad artisti e major discografiche, ma che non corrisponde alla realtà: il target di queste canzoni trap non sono gli adolescenti e i ventenni ma, piuttosto, i bambini nel pieno dell’infanzia, attorno ai 10 anni, che le ascoltano tramite le tantissime piattaforme che le propongono in modo incessante, è una musica molto basic, che aggancia facilmente il bambino.
Nella società del nulla, avanza il nulla… le canzoni sono imbevute di violenza e di frasi volgari per coprire il nulla che sono! Mi domando: ma che diavolo è successo alle persone?
E aggiungo un’ultima cosa, mentre il nulla avanza, l’incoerenza le fa da padrona. Si parla tanto di «femminismo» e poi tutte le cosiddette femministe di oggi hanno scelto di difendere queste canzoni.
Gli artisti invece fanno a gara per esprimere solidarietà a Tony Effe e si riempiono la bocca di parole come censura, perché nella società del nulla perfino le parole sono svuotate di senso, significato e valore.
Che dire, forse Cattelan su una cosa almeno aveva ragione: siamo alla frutta. Letteralmente!
Le parole ultimamente vengono usate a caso, le persone si schierano a caso, credo che molti devono Imparare a prendere posizione per le cause giuste…
Forse avrò offeso qualche fan mi spiace ma non si può tacere davanti a tutto ciò…
Trascorrete un Buon Natale!
Da parte mia è tutto.
Alla prossima da SonoSoloParole.
Sono assolutamente d’accordo.
Non riesco a capacitarmi di come sia potuta venire l’idea al nostro Sindaco di invitarlo ad un evento che rappresenta la nostra città.
Tardiva ma doverosa retromarcia. Fra l’altro Gualtieri ha detto di averci ripensato dopo aver ascoltato le voci delle donne che gestiscono i centri antiviolenza del Comune con le quali, per motivi di lavoro, ho avuto a che fare e che sono in prima linea contro ogni genere di violenza, anche verbale.
Chi parla di censura, non sa di cosa parla. Oppure lo fa per opportunismo