Chiuso il sipario da qualche giorno su Sanremo 2025 è tempo di tirare definitivamente le somme di questa edizione e al di là dei record di ascolti, l’ultima serata con 73,1% di share, l’edizione più vista dal 2000, non dettagli, dei ritmi serrati nella conduzione e delle polemiche di rito, voglio dire esprimere la mia personale opinione su alcuni artisti e brani.
Sappiamo tutti che ha vinto Olly,e in tutta sincerità non mi sorprende, per una serie di ragioni, in primis, se sei in testa a tutte le classifiche di ascolti possibili e immaginabili, qualcosa vorrà pur dire, in secundis, perché il ragazzo, nonostante la giovane età, si è preso il palco con personalità, a tratti debordante. E poi perché è seguito da un team che definire vincente sarebbe riduttivo, basti pensare che la sua manager, Marta Donà, ha portato alla vittoria ben 4 edizioni su 5 degli ultimi Festival, insomma, i risultati non arrivano per caso.
Marta Donà alias Latarma, come la soprannominò anni fa Fiorello che poi è l’anagramma di “la Marta”, da piccola, come dice lei stessa in varie interviste, faceva i compiti nel salotto di suo zio Adriano, si, avete capito bene lei è la figlia della sorella di Claudia Mori moglie di Adriano Celentano.
Quelli più ingenui da giorni si concentravano sulle quote degli scommettitori, che davano per favoriti Giorgia e Olly, un giorno una, un giorno l’altro, quelli più esperti, nel frattempo strizzavano l’occhio invitando a guardare dietro le quinte dell’Ariston, perché è lì che si gioca e si vince il festival!
Nel 2013 Mengoni vince il festival con “L’essenziale” e volaall’Eurovision e per Marta Donà è solo l’inizio, nella sua scuderia entreranno, nel tempo, Francesca Michielin, Alessandro Cattelan, lo scrittore Antonio Dikele Distefano, il rapper Holden, ma soprattutto i Måneskin (con i quali poi ci sarà una separazione dolorosa), Angelina Mango e, appunto, Olly.
Chiuso il capitolo vincitore, scendiamo di un gradino e troviamo il secondo grande protagonista di questo Festival perché nel mondo del maschio Alfa, ecco planare sul palco dell’Ariston lieve come una piuma il maschio C di Corsi, un’idea nuova di maschio: quello che si consente di essere fragile, imperfetto, l’uomo che non “è nessuno”, anche se voleva essere un duro, che cade dagli alberi, eppure la mamma gli diceva che vivere era un gioco da ragazzi.
Se gli uomini si daranno la possibilità di essere imperfetti, perdenti, se capita, lasciati, se succede, antisportivi, se non amano il calcio, ma preferiscono leggere le poesie, il nostro mondo finalmente deraglierà dal binario del maschio Alfa e della Donna Delta o forse Omega.
Lieve e delicato, Corsi porta sul palco un macigno ideologico che potrebbe far sussultare le certezze di tanti, il vero vincitore per me è stato lui e a lui un grazie per la luce del suo nome, per l’albume del tuo volto, per il bianco della tua musica e per avere, con una semplice canzone (anche sanremese, sotto certi aspetti), aver delineato un altro possibile e meraviglioso profilo di maschio.
Evviva Lucio, ma penso che l’idea di machismo sia un frutto tossico delle società violente ed ignoranti in cui abbiamo vissuto, viviamo e vivremo, l’idea di competizione insita nella società di mercato moderna spinge verso quel modello, premiando per di più l’ignoranza come fattore positivo quando essa è accompagnata dalla tendenza di prevaricazione, altrimenti non si spiegherebbe il baratro culturale in cui siamo caduti, come scriveva Pelù in una sua canzone, “non è la fame ma è l’ignoranza che uccide”!
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Il look di Corsi mi ha ricordato il primo Peter Gabriel, il viso pittato come David Bowie in Ziggy Stardust, lui è un alieno, anche nell’aspetto fisico, ma soprattutto scrive delle fragilità umane, un alieno senza tempo, venuto chissà da quale fiaba o forse uscito da un libro di allegorie, meraviglioso essere che porta sé stesso in picchiata sul palco dell’Ariston, sul palco della performance dove devi essere perfetto, lui fa atterrare la fragilità e soltanto, scusatelo se è poco, Lucio.
Quella di Corsi, canzone indefinibile, di una grazia indecifrabile, fuori da ogni possibile catalogazione, una canzone scritta da un artista, per me Corsi era da podio dal primo giorno che ho ascoltato la sua canzone!Su di lui qualsiasi cosa sarebbe comunque poco per sottolineare quanto la sua presenza abbia fatto bene alla musica italiana, il calore del pubblico è stato palpabile, e spero sia solo l’inizio di una carriera sempre più vicina al grande pubblico, se lo merita tutto.
Terzo posto per il grandissimo Brunori Sas che meritava anche lui una vincita.
Passiamo al Capitolo “esclusi”, dove troviamo Fedez che, deve averla presa bene la separazione! A parte gli scherzi, anche se lo seguo poco e niente ha scritto la sua canzone più bella, parlare velatamente di sanità mentale non era semplice.
Poi c’è Giorgia fuori dalla top 5 stride, e non poco, eppure, qualcuno gli altri dovrà pur averli votati, altri che, a dire il vero, hanno comunque lasciato il segno in questa edizione. Forse anche Achille Lauro, altro artista molto amato dalla gente, su quanto le canzoni dureranno, alle radio e allo streaming l’ardua sentenza.
La canzone di Cristicchi è una poesia stupenda, ma musica insoddisfacente per me, una immensa occasione persa per una creazione artistica che poteva rimanere nella storia della canzone.
Non c’è stato lo scontro finale che molti s’aspettavano e forse desideravano tra Fedez e Tony Effe, e nemmeno il dramma della gelosia tra Fedez e Achille Lauro. Nessuno ha detto la parola “genocidio” in diretta e non ci sono state strusciate fluide, ma persino in questo Sanremo normalizzato da Carlo Conti non sono mancate le polemichette!
Non c’è neanche una cantante cantautrice interprete popstar tra i primi cinque, nella conferenza stampa dedicata ai primi tre classificati Brunori ha detto che se non altro rappresentano un mondo maschile non patriarcale. Perché è successo? Per il gusto della gente? Per chi lo plasma? È perché c’erano meno concorrenti di sesso femminile? È colpa dell’industria musicale o della società? Di Carlo Conti? Del deep state? Di tutti noi? Ma in fondo a vincere è stata anche una donna, perché? Beh seguite e lo scoprirete…
Sanremo 2021 Måneskin: manager Marta Donà; Sanremo 2023 Marco Mengoni: manager Marta Donà; Sanremo 2024 Angelina Mango: manager Marta Donà e Sanremo 2025 Olly: manager Marta Donà.
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La lettura largamente minoritaria: bello che su cinque Sanremo, quattro siano stati vinti da artisti gestiti da una manager donna, che è evidentemente capace di fare il suo mestiere e per di più aveva uno dei suoi, Alessandro Cattelan, al DopoFestival e alla co-conduzione della finale. La lettura maggioritaria: qui c’è qualcosa di strano. Essendo Sanremo la capitale italiana del retro pensiero applicato alle canzonette, ora tutti parlano delle manovre per piazzare i cantanti nelle posizioni giuste della scaletta, come se Olly e Mengoni non fossero stati tra i favoriti fin dal principio, come se il televoto non fosse stato vinto nel 2024 in modo schiacciante da Geolier.
L’anno scorso tutti arrabbiati perché il sistema di voto ha fatto sì che vincesse Angelina Mango e non Geolier, preferito da Televoto, quest’anno tutti arrabbiati perché col nuovo sistema di voto non ha vinto Lucio Corsi, ma Olly, preferito da Televoto, insomma l’arbitro è sempre cornuto!
Per quanto surreale non ha acceso la polemica neppure la maglietta che si dice Johnson Righeira (che duettò con i Coma Cose nella serata delle cover) abbia dovuto rivoltare per non far vedere una scritta, lo ha fatto il vestitogate, una maglietta con su scritto “Se ti conosci, ti eviti” ,che è un po’ il riassunto della sua vita, afferma Johnson Righeira.
Qualcuno, forse Tony Effe, avrebbe inavvertitamente strappato il vestito di scena che Elodie indossava alla finale e sarebbe questo il motivo per il quale è salita sul palco non proprio serena. A Domenica In nello speciale dedicato al Festival, Elodie mette tutti a tacere con tono imperioso e gestualità colorita: “Ma ti pare che io mi posso arrabbiare perché mi strappano un vestito? Ma che, me so’ rincoglionita?”.
Tradizionale passerella a Domenica In dei cantanti che rispondono alle domande di giornalisti e ospiti e si esibiscono in playback, la prendono apparentemente in modo scanzonato: Rose Villain tiene il microfono al contrario, altri lontano dalla bocca, qualcuno non lo prende in mano proprio, Bresh canta con una rosa, peccato che a nessuno sia venuto in mente di mangiare una banana, citando Michelle Phillips all’Ed Sullivan Show, stavano cazzeggiando o polemizzando?
Qualalcuno, come Lucio Corsi e Francesca Michielin, si è invece seduto al piano e ha cantato dal vivo, chissà che cosa li distingue dagli altri.
Si parla di polemiche e non avete ancora letto la parola Codacons? Eccola qua: il Codacons ha denunciato Tony Effe e la Rai per pubblicità occulta, il rapper ha indossato al Dopofestival e nella cosiddetta green room la finissima collana vietata all’Ariston poiché, essendo riconoscibile, sarebbe stata pubblicità a un brand. Prima della finale Tony Effe scrive nei social sui Conti: “Se stasera mi levano i gioielli, sali tu a cantare” , beh, ironizzando dico, non ci sarebbe stata la differenza!
Tony Effe si è arrabbiato perché un rapper senza collana è come Jimi Hendrix senza chitarra o perché ha perso i soldi di una sponsorizzazione? Ha avuto una reazione eccessiva, da viziatello, o è perseguitato giacché la regola non sarebbe stata applicata ad altri? Morale: anche chi non distingue un pezzo di bigiotteria da un Bulgari ora conosce il brand del collanone in oro giallo 18k da 71.000 euro e per non farvi googlare vi dico che è Tiffany.
Per quanto riguarda Gaia, arrivando a Sanremo dopo il successo clamoroso di Sesso e samba con Tony Effe ci si aspettava da Gaia un Festival più brillante di quello che ha fatto. Ha cercato di mettere a frutto il suo profilo multi culti, ma le sue esibizioni sono sembrate prive d’energia e la canzone modesta.
Qualche considerazione a margine la voglio fare, la formula vincente di quest’anno, probabilmente, andrà ritoccata nella prossima edizione, soprattutto per quanto riguarda spettacolo e coconduzione, perché va bene la velocità, vanno bene amici e affini, ma spesso questi momenti hanno finito per spezzare il ritmo e sulla musica, ci auguriamo qualche scommessa in più, visto che il pubblico ha premiato le novità, e magari un po’ di rock…
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Voglio soffermarmi sulla serata in cui è stata chiamata ad accompagnare Carlo Conti la bella modella Bianca Balti, stupenda quando si sottrae alla retorica della “guerriera” malata di cancro e a quella di madre, passa su tutto e sorvola lievemente Carlo Conti, ma resta co-conduttrice per una sera, è questo il destino delle guerriere e delle madri, pare…
Le donne non dovrebbero più accettare di essere co-conduttrici di Sanremo finché non ci si decide dopo 75 anni ad avere una DIRETTRICE ARTISTICA DEL FESTIVAL DI SANREMO. Sarebbe l’ora!
Bene, o male… giudicatelo voi… Questo è il mio modesto parere sul Festival.
Da Parte mia è tutto.
Alla prossima da SonoSoloParole.