Cristiano Godano nasce a Fossano il 21 novembre 1966 ed è un cantautore, chitarrista e scrittore italiano, nonché frontman del gruppo rock Marlene Kuntz.
Laureato in economia e commercio, ha avuto un’esperienza musicale con i Jack on Fire prima di essere contattato, all’inizio del 1989, da Luca Bergia e Riccardo Tesio, per dare vita ai Marlene Kuntz insieme a Franco Ballatore e Alex Astegiano, inizialmente Godano diventa chitarrista della band ma dall’aprile del 1990 diviene anche cantante, dopo l’abbandono di Astegiano.
Dopo il lungo e fortunato tour per i 30 anni di Catartica, album seminale a firma Marlene Kuntz, Cristiano Godano è tornato il 4 aprile con il suo secondo album da solista dal titolo Stammi Accanto.

Lo storico leader dei Marlene Kuntz, il 20 marzo sul palco del Supermarket di Torino, si è aggiudicato la targa Gran Torino del Premio Buscaglione 2025 assegnata ogni anno a un cantautore che con la sua carriera artistica ha profondamente influenzato la musica italiana, la giuria ha riconosciuto all’artista fossanese il merito di aver ricoperto un ruolo cruciale nel panorama indipendente italiano divenendo, in oltre trent’anni di carriera, fonte di ispirazione per le nuove generazioni di musicisti.
Registrato tra le montagne dell’appennino emiliano, Stammi Accanto rispecchia la quiete sperimentata nuovamente nell’ultimo album dei Marlene Kuntz, Karma Clima, luoghi di natura, fervidi di ottime sollecitazioni e suggestioni.
Il progetto artistico solista di Cristiano Godano è iniziato 5 anni fa con l’album “Mi ero perso il cuore”, un esordio apprezzato dalla critica per la sua poetica e la sua musicalità, suonato in oltre 200 live in ogni area d’Italia, arrivato finalista alle Targhe Tenco.
Secondo me Godano è un intellettuale capace di parlare al cuore ed alla mente di più generazioni, una voce unica nel panorama musicale italiano che emoziona e ispira riflessioni, un punto di riferimento imprescindibile nel cantautorato.

Ha da poco pubblicato “Nuotando nell’aria” per La nave di Teseo e “Il suono della rabbia”, “Pensieri sulla musica e il mondo” per Il Saggiatore, è in tour nei teatri con il reading musicale “Canto d’Acqua” con Telmo Pievani (filosofo della biologia, evoluzionista).
Godano dall’8 aprile è in concerto nei club con “STAMMI ACCANTO TOUR” accompagnato dai Guano Padano, la super band composta dal chitarrista Alessandro “Asso” Stefana (che ha collaborato con Vinicio Capossela, PJ Harvey, Mike Patton, Micah P. Hinson, Calexico), dal bassista e contrabbassista Danilo Gallo (cofondatore del collettivo indipendente El Gallo Rojo Records) e dal batterista Zeno De Rossi.
Stammi Accanto è una raccolta di canzoni incise durante la coda della pandemia, i suoi equilibri sottili e il suo carattere inquieto e magnetico stonavano con l’esplosione di vitalità post Covid. La composizione finita a marzo 2022 ad aprile 2022 era già al PlaTone (Il PlaTone studio si trova nelle regioni dell’Appennino tosco-emiliano) studio di Luca Rossi (cantante, batterista, chitarrista e batterista degli Üstmamò).
Sono canzoni artigianali, e compongono un disco casalingo e coraggioso, fatto per la gran parte da Godano e da Luca Rossi direi che certi suoi certi assoli di chitarra di gran buon gusto, e non solo gli assoli, si avvale dell’apporto in fase di arrangiamento di altri tre musicisti: Vittorio Cosma, Simone Filippi ed Ezio Bonicelli, questi ultimi, insieme a Luca Rossi, sono i musicisti che hanno costruito la bellissima avventura degli Üstmamò negli anni ’90, e che ora suonano coi CCCP nei concerti noti a tutti.
Stammi Vicino nasce in quel paesaggio montano piuttosto sperduto e reso alieno dagli spettri del Covid, in quell’ atmosfera perfettamente in bilico fra la quiete delle alture e lo spaesamento di un silenzio forzato che credo abbia determinato una caratteristica del disco: un’apparente, magnetica quiete e un mondo musicale desideroso coi suoi arrangiamenti di spaziare senza preoccupazioni di appartenenze di genere, assecondare l’urgenza, suonare per riemergere, fare qualcosa.
Le 8 tracce che compongono l’album si muovono tra introspezione poetica e quiete contemplativa spaziando tra conflitti interiori e ricerca di un senso.
E’ lecito pensare che quando Cristiano Godano inizi a progettare un disco solista, lo immagini svincolato da qualsiasi aspettativa “marleniana”, distante da qualsiasi arrembaggio sonico, da ogni dissonanza, da gran parte degli elementi che hanno caratterizzato i lavori della band che guida con piglio illuminato. Resta l’espressività della sua voce, la scrittura dal tratto intellettuale, il desiderio di scavare sin nel profondo dell’animo umano, alla costante ricerca delle risposte ai quesiti posti dalla contingente quotidianità. Restano soltanto gli elementi più gentili e garbati del songwriting dei Marlene Kuntz, restano i fini ricami, quel desiderio come di rannicchiarsi su sé stessi e mutano anche i collaboratori, chiara dimostrazione della ricerca di un suono diverso, di un tocco differente, in questo caso tre Ustmamò, musicisti di recente protagonisti nel fortunato reunion tour dei CCCP, Luca Rossi (che ha anche co-prodotto l’album), Simone Filippi ed Ezio Bonicelli, più Vittorio Cosma alle tastiere.
Nella trasposizione live, accanto a Godano, ci saranno invece i Guano Padano: Alessandro “Asso” Stefana alle chitarre, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria.
“Stammi accanto” è figlio di un periodo difficile, fatto di rinunce, di distanziamenti, di socialità ridotta, di incertezze e con grande eleganza e smisurata raffinatezza, Cristiano ha raccolto pensieri, esperienze, timori e speranze di un momento tanto complicato, traendone ispirazione per otto tracce profonde, personali, intime ma al contempo universali. Terminata la scrittura, l’autore ha voluto prendersi del tempo prima di pubblicarle: l’esplosione di vitalità, la ritrovata euforia che hanno contrassegnato il periodo post-pandemico non si confacevano al mood umbratile di queste canzoni, ma oggi tornano a intonarsi con una nuova epoca densa di ombre e malessere, fra fantasmi di guerra e pericolose derive conservatrici.
In questo momento “Stammi accanto” suona quindi inaspettatamente attuale, giungendo fra l’altro in un periodo denso di impegni per Cristiano: negli ultimi due anni e mezzo si sono susseguiti un buon album di inediti dei Marlene Kuntz, “Karma Clima”, peraltro concepito con un atteggiamento innovativo da parte della band piemontese, una colonna sonora, il bagno di folla del tour per il trentennale di “Catartica”, col supporto di un’orchestra nelle date finali, un paio di libri, l’apprezzato “Il suono della rabbia” è il più recente, i concerti-dialoghi in solitaria con il suo pubblico, qualche appuntamento teatrale, oltre all’insegnamento, ormai vera e propria seconda professione parallela.
Le tematiche dei brani spaziano infatti tra il tentativo di rispondere alle domande ineludibili che l’essere umano si pone e un diffuso senso di sconcerto, in un ricorrente dualismo tra leggerezza e pesantezza.
L’amore sembra offrire conforto e allontanare l’angoscia, ma talvolta acuisce il senso di oppressione dal quale si vorrebbe fuggire librandosi “in volo più in là” sopra il mondo e i suoi contrasti, immagini aeree e cosmiche tornano dunque a più riprese nei testi, mentre la figura femminile è tanto presenza rassicurante quanto creatura “indemoniata”, nelle diverse sfaccettature e complessità che un rapporto sentimentale, forse giunto al capolinea, porta con sé.
Nella title track “Stammi accanto”, posta proprio in cima al nuovo disco, le immagini sono molto vive e sospinte dalle tastiere, di varia natura, che provvedono un accompagnamento morbido al testo meditabondo del brano, una coda finale con variazione provvede un twist imprevisto.
“Nel respiro dell’aria” accenna invece a un bisogno di libertà e di emancipazione fin dal titolo, che idealmente rimanda ad alcuni brani dei Marlene Kunz, Nuotando nell’aria, Lieve, A fior di pelle…, anche se la fuga ha un obiettivo specifico, quello di allontanarsi dall’ipocrisia di una persona dalla “brutta anima”.
Il potere “terapeutico” della scrittura, “in vita ho scritto in quantità-meglio che andare in analisi” è citato in “Dentro la ferita”, cantata in duetto con Samuele Bersani, qui il protagonista aspira alla catarsi cercando, nelle cicatrici lasciate dai traumi della vita, tracce di verità ed autenticità, un brano che affronta con lucidità le cicatrici interiori. In questo brano si respira un’aria piuttosto folk, con qualche pizzico di organo a fornire una pista di pattinaggio ideale per due tipologie diverse di malinconie, quelle di Godano e quelle, forse più eteree, di Samuele Bersani, che offre un complemento vocale e ideale al brano. Si parla di ferite, si parla di “scrostare l’ansia”, ma senza particolari struggimenti, come se la soluzione fosse già a portata di mano.
La canzone scelta come primo singolo è “Eppure so”, è la canzone probabilmente più positiva del disco, perché contiene l’idea del sogno ad occhi aperti e della speranza, che è il valore di cui tutti noi abbiamo bisogno per non lasciarci tramortire dal timore nei confronti di un pessimo orizzonte temporale, la speranza come motore per sentirsi vivi, che celebra la speranza come antidoto allo smarrimento.
“Eppure so” esprime un anelito di fusione con la natura, l’umanità e l’universo a discapito delle contrarietà che ci angustiano, poiché costante deve essere la ricerca della poesia e della bellezza per dare senso all’esistenza “Eppure so che devo continuare a sognare- e sperare e inventare il meglio per noi”. Pianoforte, archi, organo contribuiscono a conferire a questa ballad un clima sognante che alleggerisce l’animo dal male di vivere e lo eleva al di sopra del “peso dei nostri guai”.
Diametralmente opposta è la visione della relazione di coppia nei due brani più esplicitamente dedicati a questo tema, “Lode all’istante” e “Ti parlerò”, la prima descrive una giornata al mare fatta di baci, “ardore bronzeo”, sorrisi e note di una canzone che contribuiscono a creare un momento perfetto, un rapporto che vive momenti drammatici, qualche allusione alla violenza sulle donne, in un testo di non facile lettura ma che comunque invita al cambiamento; la seconda ritrae invece una donna che appare, in occasione di un violento litigio, demoniaca e distruttiva. Queste immagini “estreme”, soprattutto nella seconda delle due tracce, rendono i testi forse meno convincenti rispetto ad altri, mentre a livello musicale si tratta di pezzi di grande fascino, l’uno con insinuanti tocchi di slide che evocano la calura estiva, l’altro impregnato di blues e con qualche tratto “marlenico”.
Un’isola lontana e le nuvole che giocano con il sole sono le immagini, sorprendentemente serene, che vanno a dipingere lo sfondo di “Lode all’Istante”, brano vintage e con un’attitudine che, se uno parte dal presupposto che si tratta dello stesso autore di “Festa mesta”, solleva dubbi di identità, ma per fortuna niente rimane per sempre uguale: se non pacificato, Cristiano negli anni ha trovato qualche risposta e la sta convogliando in ciò che scrive oggi.
Qualche piccolo rimbalzo in campo pessimista lo troviamo nell’andamento sensuale, quasi psichedelico di “Cerco il nulla” accompagna e ripropone la tematica del dubbio esistenziale che qui, a differenza che in altri brani, trasporta l’istante nel presente vorrebbe risiedere in un “centro di gravità” , citando Battiato, che possa inghiottire come in un buco nero “la realtà, i pensieri e la coscienza di sé” per placare l’inquietudine, è un richiamo alla stabilità interiore, un punto fermo nel flusso inarrestabile del tempo. La ricerca è tutto sommato quella del Nirvana buddhista, che liberi da sconvolgimenti e fornisca “un qui e ora eternabile”, ma i suoni sono morbidi, la sofferenza sembra già sfumare lontana.

L’attrazione per il vuoto permea, infine, anche in “Vacuità”, anche se in quest’ultima traccia, che assume i toni suadenti di una milonga contaminata di rock, l’“azzurra immensità” degli occhi della partner è una calamita più attraente del cupio dissolvi (la locuzione latina cupio dissolvi (letteralmente, “(io) desidero dissolvermi, essere dissolto” nell’uso profano, ha preso anche il senso di “desiderio di annientarsi, di autodistruggersi”, che nel suo uso sostantivato significa “desiderio d’essere dissolto” deriva da una frase biblica scritta in greco da Paolo di Tarso nella Lettera ai Filippesi, e latinizzata da San Girolamo nella Vulgata), l’autore affronta il contrasto tra desiderio di dissoluzione e paura del vuoto, il tema è filosofico e richiama concetti vicini alla meditazione buddista, nonché il paradosso secondo il quale anche il pensare al nulla è una forma di attaccamento. Emerge il conflitto tra desiderio di libertà da ogni condizionamento e difficoltà a lasciarsi andare: il ciclo della vacuità viene interrotto da “occhi magici”, mostrando infine che l’amore può interrompere il processo di dissoluzione del sé.
In Stammi accanto l’espressiva vocalità di Cristiano e la profondità dei testi vengono valorizzati da arrangiamenti estremamente curati e ben dosati.
Stammi accanto presenta una varietà incredibile di riflessioni e spunti, è ricco di citazioni esplicite o sottintese, che vanno dall’Ecclesiaste a Battiato, dal “Nosce te ipsum”( è una massima religiosa greco antica iscritta nel tempio di Apollo a Delfi che significa “conosci te stesso”) all’esistenzialismo, tuttavia Godano riesce nell’impresa non facile, e soprattutto con sincerità e credibilità, a mantenere densità e spessore in canzoni di ampio respiro, di quelle in grado di crescere ascolto dopo ascolto. Il disco sembrerebbe non pensato per tutti, e forse è proprio questa la sua forza, in un panorama musicale sempre più uniforme e dominato dagli algoritmi, un disco del genere diventa un atto di resistenza, di coraggio e di sincerità verso se stessi e verso il proprio pubblico.
A mio avviso ci troviamo sin dall’inizio avvolti da atmosfere sospese, con suoni che richiamano spesso le ballate più intime di Neil Young anche nell’utilizzo di strumenti come l’organo Hammond, che conferisce profondità e calore alle canzoni, o il wurlitzer (pianoforte elettronico) che aggiunge una patina nostalgica, amplificando le emozioni che vengono cantate e ascoltate. Chitarre dilatate e malinconiche creano uno spazio che accentua il senso di ricerca espresso nei testi e i suoni, puliti e godibili, lasciano respirare le canzoni e fanno sì che le parole emergano con forza, accompagnando chi ascolta in un viaggio introspettivo attraverso il dolore, la memoria, la ricerca di sé, di speranza e di leggerezza.
In ciascuna delle 8 tracce che compongono l’album, percorriamo le fasi di una ricerca interiore: dal timore dell’abisso dell’incipit che dà il titolo all’album, in cui, anche se si racconta di un amore al termine, l’immagine dello starsi accanto si fa metafora di una comunità di persone consapevoli che cercano di resistere, continuando a sperare, senza farsi tramortire dalla paura e dall’angoscia”, all’ascensione di “Nel respiro dell’aria”, così raccontata da Godano, la proiezione nell’aria delle sue aspirazioni, dei suoi tentativi di fuga dalla realtà ricorre nelle sue composizioni insieme al sogno, alla poesia, alla bellezza.
Italo Calvino, nella sua lezione sulla leggerezza, parlava del desiderio dei poeti di librarsi in volo e sganciarsi dalle contingenze, come accade ai personaggi di Chagall, trattenuti per una mano da qualcuno perché altrimenti si sgancerebbero in volo.
Ascoltando questo disco percepisco un lavoro personale e consapevole, inquieto e gentile, denso e poetico, avvolgente e magnetico, una successione di canzoni a metà fra purezza e confidenza. Il suono è preciso, pulito, come piace sentirlo nei dischi di alcuni mostri sacri del cantautorato americano e italiano per me influenti, e non ha timore di manifestarsi per quel che è un equilibrio sottile fra profondità e respiro.
Godano fotografa un momento preciso e non potrebbe esser pensato così al giorno d’oggi dato che, molto delle nostre vite privata e del contesto sociale sono cambiate, in bene o in male per il contesto sociale, nel pieno delle sue performance peggiori, in attesa di un vaccino chiamato “pace, benessere, umanità”, piuttosto lontano dall’essere scoperto.
A volte sono i tasti di un pianoforte a disegnare lo scenario di Stammi accanto, altre volte le corde di una chitarra, gli archi, oppure un organo, con la batteria sempre pronta a intervenire con l’intento di ammorbidire l’atmosfera. Ci sono il sogno, la poesia, la bellezza, tutti elementi ben consolidati nella poetica del cantautore, tutto innestato in architetture musicali che potrebbero apparire fragili, ma in realtà mostrano una rilevante densità, sia per via degli argomenti trattati che per il carico di pathos che Godano riesce sempre a sviluppare e a trasmettere. Ci sono il tormento ma anche la rassicurazione, la vulnerabilità ma anche un’accesa forma di speranza, e c’è un duetto, “Dentro la ferita”, con Samuele Bersani, altra anima sensibile, nonché artista preparato.
L’album ruota attorno a questioni spirituali, sconfinando in passaggi della dottrina buddista, non cupo, ma riflessivo, anche il titolo, aggiunge Godano, esprime il desiderio di stare accanto a persone consapevoli di ciò che sta accadendo: “Insieme per farsi forza”, ma mi chiedo, può l’artista avere ancora un ruolo nelle coscienze di chi ascolta?
Stammi accanto è un “disco libero, pensato in modo libero e suonato in modo libero, anche con i Marlene Kuntz non sono mai stati limitati da certe regole del mercato, nessuno li ha mai suggerito la via, in qualche modo il fatto di arrivare dalla provincia li ha permesso di mantenere la purezza.
Non dev’essere semplice vivere due vite musicali, anche quando non sono in netto contrasto, ma è indubbio che ci sono differenze tra Cristiano Godano il solista e Cristiano Godano il leader dei Marlene Kunz, anche perché altrimenti non avrebbe senso mantenere due strade distaccate.
Oppure dev’essere facilissimo, in un certo modo: la band significa mediazione, condivisione delle idee altrui (anche quelle che non piacciono), lunghi discorsi per dare soddisfazione a tutti eccetera, invece portare avanti un discorso solista è liberatorio e consente di diffondere i propri pensieri senza voler accontentare tutti.
E non vuole certo accontentare tutti Godano (non che l’abbia mai voluto), il suo è un disco intimo, profondo, personale, sicuramente ricco di pensieri sedimentati a lungo, ma si avverte anche come stia trovando una chiave accessibile per mostrarli, portarli in giro e condividerli con chi ascolta: il disco comunica moltissimo, si mette in contatto e cerca riscontri e apprezzamento, senza mai passare il limite.
Stammi accanto è un titolo, ma è anche una richiesta alla quale è difficile dire di no ma è un disco che vale la pena ascoltare.
Voglio concludere con una curiosità almeno per me dato che sono rimasta sorpresa a leggere che anche Cristiano Godano il 20 Ottobre 2024 al Forum Di Assago Milano come me (e feci anche un articolo reportage di quel bellissimo concerto) andò a vedere il concerto del grande Nick Cave, forse può non essere conveniente per la propria immagine apparire fan di un proprio collega altolocato, ma il fatto è che Nick Cave è un gigante, uno fra i migliori cantautori di sempre, ed essere suoi fan mi appare in fondo… inevitabile!
Da Parte mia è tutto.
Alla Prossima da SonoSoloParole.