Mi appresto a condividere le mie impressioni sul film italiano più visto dell’anno. Dubito di poter aggiungere qualcosa a tutto quanto e’ stato detto e scritto a favore di questo lavoro, opera prima di Cortellesi regista, ma mi piacerebbe convincere chi non l’ha ancora visto a farlo, perché non solo è un ottimo film, ma puo’ insegnare tanto. Una lezione di Storia, di Politica e di Sociologia in un momento storico che pare averne molto bisogno.
Comincio col dire (con soddisfazione) che una sala così piena non la vedevo da anni. Il cast sta girando i cinema del paese per ringraziare personalmente il pubblico, come gli attori teatrali sono soliti fare alla fine della rappresentazione e come difficilmente avviene.
Non vi racconterò la storia di Delia, della trama che sicuramente vi terrà gli occhi incollati allo schermo fino all’ultima scena, quando verrà svelato il vero significato del titolo, quel “domani” che si rivela diverso da quanto sottinteso fin dall’inizio. Vorrei parlarvi invece dell’atmosfera che ho respirato guardando questa storia in bianco e nero, ambientata nell’immediato secondo dopoguerra, in una capitale impoverita, ancora occupata dai soldati americani, popolata da persone in fila ordinata con la tessera annonaria per ritirare i generi alimentari razionati. Ho visto rappresentato il momento in cui la guerra diventa pace, la disperazione speranza, la prigionia libertà, l’arretratezza partecipazione.
Avrei tanto voluto assistere a questa proiezione con mia nonna, che a quel tempo era una giovane ed energica mamma: sicuramente mi avrebbe raccontato come solo lei sapeva fare i dettagli dell’epoca e le eventuali discrepanze. Quante volte l’ho vista lavorare a quella macchina da cucire Singer che e’ la stessa di Delia, ribadire sorridendo che ai suoi tempi si andava in città per vedere i modelli dei nuovi abiti nelle vetrine, tornare a casa e rifarli uguali.
Ho provato gratitudine per quella generazione che ha conquistato il più bel regalo per le figlie e per le nipoti: la libertà di espressione, di scelta, di indipendenza a prescindere dal matrimonio. La possibilità di non stare zitte e anzi, di contribuire con parole e fatti al cammino dell’umanità, che non e’ avvenuto, come raccontavano a loro, soltanto grazie ai maschi.
Ho pensato alle mille civiltà che hanno attraversato e ancora attraversano la transizione in momenti storici diversi ma con la stessa intensità nel cuore. Ho pensato al film Disney in cui Mulan, prima di diventare una guerriera, si sentiva dire a ripetizione durante la sua formazione per diventare una sposa: “stai zitta”. Tutte le società patriarcali si somigliano, e anche nella Cina imperiale il destino di una donna era legato al matrimonio: nessuno voleva una moglie che dicesse la sua con troppa convinzione, rischiando di sembrare più assennata del marito.
A ricordare il valore universale e atemporale del film ci pensa la colonna sonora, che spazia da brani d’epoca a musiche contemporanee, da “Nessuno (ti giuro nessuno)” a “La Notte dei Miracoli” di Dalla, da “Perdoniamoci” a “The Little Things”, fino a “BOB – Bombs over Baghdad”, perché tutte le guerre passate e presenti sono uguali.
Chissà se Paola Cortellesi aveva in mente questo film da anni o se lo ha realizzato di getto adesso che le sorti del mondo sono incerte, che le democrazie affrontano un momento di crisi, che la partecipazione alla vita politica dei cittadini e’ ai minimi storici, che la maggior parte delle donne ancora fatica a trovare un ruolo che sia stato scelto e non subito? Non dimentichiamo che in Italia il tasso di occupazione femminile oggi e’ ancora il più basso d’Europa e le ragioni sono (anche) radicate in quegli anni.
Senza dubbio questo e’ un film sul vissuto della nostra società, costruita su macerie solo in parte spazzate via dalle rivoluzioni tecniche e tecnologiche più recenti. Sotto la facciata di progresso e modernità cova ancora il tessuto patriarcale di un paese profondamente cattolico che anche grazie alla guerra ha scoperto il valore del femminile nella società, orfana delle energie maschili impegnate per lo più a combattere.
La forza delle donne, si intuisce nel film, e’ stato il motore di un cambiamento epocale.
Per il finale mi aspettavo un’ultima scena a colori, modello Schindler’ s List, ma la variazione cromatica e’ qui rappresentata dai volti dei protagonisti che fanno muro per impedire l’ennesima violenza, dal marito di Delia che si volta e si allontana, perché non è più il tempo, dagli sguardi di intesa tra madre e figlia che lasciano presagire l’arrivo di tempi migliori, da quel denaro messo da parte per un abito da sposa e che invece servirà per un bene molto più prezioso.
Cortellesi ci ha dimostrato che non sono necessari grandi budget per realizzare un capolavoro, ma solo una grande idea e la capacità di esprimerla su uno schermo.
Le donne hanno sempre contato anche se non sembrava, anche se le figlie le hanno viste vivere nell’ombra in un’esistenza già decisa, in un destino segnato. Grazie alla regista per avercelo ricordato e per averci fatto riflettere sul come eravamo, sul fatto che i diritti non sono scontati, e che qualcuno un giorno ha lottato per loro. Ha lottato per noi.
Beh, la cortellesi la conoscevo come figura brillante e simpatica, poi guardai un suo film… E rimasi stupita dalla sua bravura nei ruoli drammatici, ora mi hai fatto venire voglia anche di conoscerla come regista. Il femminismo a tutti i costi non lo condivido così come non condivido il maschilismo, non è vero che c’è parità, c’è un estremo e c’è l’altro. In mezzo c’è la realtà, che è ancora retrograda alla faccia delľ emancipazione. Che la differenza dei sessi sia insista nelľ istinto primordiale? Può essere. Il valore che deve essere pari è il rispetto delle persone, che siano uomini, donne, di qualunque religione. È per questo che si è lottato, e bisogna continuare a farlo. Perché può anche essere che la legge non ci neghi più la parola, ma siamo sempre noi a decidere quando usarla, e spesso taciamo ancora. Guarderò il film con estrema attenzione, e cercherò di ricordare ciò che gli altri hanno fatto per me, al di là del film.
Ciao Pam e grazie per la riflessione. Ti diro’ che in questo film siamo ancora prima del femminismo, e l’accento e’ proprio sul rispetto della persona, sulle pari opportunità, sulla non discriminazione. A dispetto del femminismo non ci siamo ancora arrivati. Le differenze tra i sessi saranno sicuramente qualcosa di primordiale, ma anche la cultura ha fatto la sua parte ed e’ su questo che dobbiamo lavorare.
Andrò a vederlo stasera, alla luce di questa riflessione, con ancora più voglia.
Ciao, AncheFragile, sono sicura che avrai apprezzato il film. Mi piace molto il tuo nick e il fatto che sia tra i commenti: noi donne siamo fragili, ma “anche” molte altre cose: volitive, tenaci, sensibili. Spero che questo film che si appresta a diventare uno dei venti italiani più visti di sempre accenda in tante di noi una maggiore consapevolezza.