“Space” è il nuovo album dell’hard rock band toscana uscito il 23 Ottobre 2024 album di debutto della band formatasi a Montecatini Terme (PT) nel 2017 e dedita all’hard rock, ma tutt’altro che alle prime armi, considerando le esperienze pregresse e attuali dei suoi componenti.
Hand On Heart sono formati da: Gianluca Niccoli: Voce e Tastiere; Alessandro Moschini: (Ex G.L.A.S., ex H.A.R.E.M.) Basso; Christian Evans: Chitarra; Sergio Leonetti: Batteria.
Alessandro Moschini e Sergio Leonetti suonavano negli anni 80 in un’altra band hard rock, i G.L.A.S., fautori di un Ep dal titolo “Audax Vincit” oggi ricercato dai collezionisti di hard rock italiano anni 80. Alessandro Moschini ha inoltre militato negli H.A.R.E.M., formazione Street metal lucchese capitanata da Freddy Delirio, tastierista dei Death SS qui in veste di cantante e nei Charisma, progetto hard rock in italiano fondato creato insieme a Matteo Panichi, batterista dei Damn Freaks.
Gianluca Niccoli ed Alessandro Moschini sono anche i due membri del duo acustico COFFEE & FLOWERS che ha all’attivo due album.
Sergio Leonetti è inoltre parte da molti anni della formazione degli Ontario, band country pop-rock toscana con tre album all’attivo.
Christian Evans, chitarrista inglese residente in Toscana dal 1998, ha militato in molte band locali.
La band rock montecatinese Hand on Heart sta ottenendo successo internazionale con il nuovo album “Space” e singoli come “For You” e “Agony”, “I’m lazy”, sono in rotazione nelle principali radio rock di tutto il mondo, dalla Spagna agli Stati Uniti, dall’Olanda all’Argentina e anche su Radio Febbre!
La voce di Gianluca Niccoli è gradevole da ascoltare e si incastra bene tra le pieghe di un Rock che, come detto, è melodico e molto leggero.
Le canzoni, pur nella loro semplicità sono da apprezzare, la chitarra di Christian Evans crea validi riff. Dal disco mi è particolarmente piaciuta “Angel”, la leggiadra “When You Fall in Love” e “You Are the One”, uno dei pezzi a flirtare realmente con l’Hard Rock.
“Love Theme for Debora”, un pezzo strumentale a base di piano che ai più romantici farà voi faccia battere il cuore.
Per arrivare all’agognato album, gli Hand on Heart hanno riunito attorno a loro una serie di amici, chiedendogli un professionale aiuto, la grafica di copertina è di Dario Cali, la foto in studio e immagine di copertina sono stati curati da Loris Gonfiotti, la modella in copertina è Robertina Hates, mentre Leonardo Lorenzi si è occupato delle foto live.
“Space” è stato registrato presso l’Audax Vincit Studio di Montecatini Terme (PT) di proprietà di Alessandro Moschini, tranne le tracce di batteria, registrate nella Sala Prove A.M.A.P. di Pistoia il mixaggio è a cura di Alessandro Moschini con la supervisione tecnica di Christian Evans.
L’album è stato prodotto dall’etichetta Metal Zone Italia (Piccola etichetta discografica indipendente italiana con sede a Roma, fondata nel 2015 e specializzata in heavy metal, progressive metal, hard rock e generi musicali derivati, con un occhio di riguardo ai gruppi italiani Conosciuta anche come Metal Zone o Metal Zone Records); la supervisione di tutti i testi del disco è curata dallo stesso Christian Evans.
“Space” su cui campeggia la foto della modella Robertina Hates è un cd in versione digipak accompagnato da un libretto di dodici pagine con tutti i testi, molte note tecniche e special thanx più varie foto della band e dei singoli musicisti.
“Space” è un crogiuolo di hard rock dalle tinte pastello sfociante nell’AOR che affonda senza se e senza ma nel solco della grande lezione degli anni ottanta californiani, nulla di iperpompato, nulla di sguaiato, nulla di roboante, gli Hand on Heart hanno solamente dato voce alle radici di quel genere in modalità elegante.
Dedito ad un hard rock di stampo classico ed ispirato dalle gesta di Van Halen, Def Leppard, Motley Crue, Kiss, Whitesnake e Bon Jovi, il quartetto fronteggiato da Gianluca Niccoli non nasconde le proprie ambizioni internazionali, come testimoniato dalla partecipazione a concorsi al di fuori del territorio italiano la band con il primo singolo “Roses” ha conquistato il terzo posto nell’edizione invernale del premio internazionale World Songriting Awards ,arrivando davanti ad artisti che hanno ricevuto nomination ai Grammy e dal recente ingresso all’interno della ISSA (International, Singer-Songwriters Association che ha sede ad Atlanta in USA), la presenza del chitarrista inglese Christian Evans è essa stessa garanzia di un inglese attentamente supervisionato, che da solo contribuisce in modo determinante alla presentazione professionale, e dai toni perfino eccessivi, di questa nuova proposta.
L’apertura di “Roses” è piuttosto buona con il riff e l’assolo frizzante, la melodia orecchiabile e l’atmosfera generalmente allegra.
Questo album risulta da subito piacevole per il suo carattere classico, complice una produzione molto semplice e pulita che allontana gli Hand On Heart da ogni ruvidità definibile come propriamente “hard”.
Piuttosto che Bon Jovi e Motley Crue, “Space” possiede una certa eleganza alla Great White ed una forte impronta blues che lo avvicina ad atmosfere di fine settanta, ed anche alcune cose del progressive italiano nella sua versione più innamorata, commerciale ed intimista. La sua è una pasta bianca e morbida, consapevole delle insidie proprie di un disco di debutto e votata ad uno sviluppo sempre lineare “For You” che, più che trascinare e divertire, rilassa con la dolcezza delle sue storie d’amore. In questo rock ci sono un amore ed un rispetto per la melodia che sono (anche) tanto italiani (vedi i riferimenti mediterranei nella solare title-track), con una precedenza data alle linee vocali assolutamente non comune in ogni brano nasce da un’idea che dev’essere quadrata e cantabile, e lo spirito di servizio con il quale gli altri strumenti si accodano ad essa testimonia con quanta consapevolezza “Space” sia stato dato alle stampe.
Questo loro primo disco degli Hand On Heart sembra più interessato a sviluppare trentacinque minuti di musica gradevole e riproducibile dal vivo senza patemi, dalle successioni degli accordi ad una batteria più a suo agio con i ritmi comodi come “Angel” (con un bel finale di tastiere) a questo disco non si chiede di mordere ma piuttosto di affascinare con un buon assolo di chitarra o scavare nel passato con un tocco leggero, compiti nei quali peraltro riesce con apprezzabile naturalezza.
L’approccio conservativo che contraddistingue ogni traccia, nessuna esclusa, rende difficile esaltare la prova dei singoli, che in nessun momento sembrano avvicinarsi a quel “limite” che del rock hard e sporco dovrebbe invece rappresentare uno speziato ingrediente.
“Love Theme For Deborah” è una delle canzoni migliore qui, semplicemente in virtù del fatto che è strumentale e anche una bella traccia guidata dal pianoforte.
“Space” è composto da nove brani della durata di circa 35 minuti, incluso un breve brano strumentale al pianoforte.
L’ho trovato un po’ un miscuglio diviso metà e metà tra divertenti rocker melodici con alcuni bei riff scoppiettanti, hook, melodie e break di chitarra puliti e l’altra metà composta da ballate in stile AOR dal suono piuttosto generico.
“Agony” risuona insieme ad un certo ritmo e belle esplosioni melodiche di chitarra e la chiusura di “You Are the One” è rimbalzante con bei hook.
Penso che Space in sia un ascolto generalmente piacevole, mostra qualche promessa e se preferisci il tuo rock melodico dal lato facile potrebbe essere quello che ti piacerebbe provare.
“Space”, un lavoro coi piedi ben piantati nell’hard rock impostosi tra gli anni Settanta e Ottanta per merito di gruppi quali Van Halen, Def Leppard, Motley Crue, Kiss, Whitesnake e Bon Jovi, che sono così da considerare tra le influenze maggiori della musica targata Hand On Heart.
«Noi siamo cresciuti con l’hard rock degli anni Ottanta, con la scena di Los Angeles, siamo malati di AOR e l’hard rock di quel periodo. Il nostro album è fatto col cuore e parla quel linguaggio. Non ci interessa seguire la moda del momento, noi suoniamo solo la musica che amiamo» dichiarano gli Hand On Heart.
Devo dire che questo album di debutto di questa band toscana, composta da musicisti dalla lunga militanza in varie altre formazioni, con nove brani autografi all’insegna di un hard rock che indulge spesso in soluzioni particolarmente melodiche e con riferimenti ai classici degli anni Settanta e Ottanta ma con anche un’impronta folk e blues è ben fatto e ottimamente suonato.
Da Parte mia è tutto.
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Woooowwwwwwwwwwwwwww SSP che bel articolo. Ottimo!
Grazie di cuore per il gran lavoro che fai per tutti noi e per tutti i lettori!
Ciao