Oggi 8 Marzo si festeggia la Giornata Internazionale della Donna ma non voglio fare uno di quei soliti articoli sul significato di questo giorno perché quelli li leggiamo, sentiamo e vediamo su tutti i networks, giornali, ogni anno, perché come ogni ricorrenza anche questa è diventata marketing.
Voglio parlarvi invece della prima bassista donna ad aver raggiunto la fama mondiale, Suzi Quatro.
Suzi Quatro è lo pseudonimo di Susan Kay Quattrocchi (cosi il cognome italiano Quattrocchi venne registrato dalle autorità quando il nonno paterno di Suzi entrò negli States) è nata a Detroit il 3 giugno 1950, è una bassista, cantante e attrice statunitense, cantautrice, polistrumentista e attrice, è stata la prima bassista donna e cantante a diventare una grande rockstar, aprendo la strada alla partecipazione delle donne nella musica Rock per essere considerata parte stessa dell’Olimpo del Rock ma vediamo chi è ed il percorso che l’ha portata alla fama per poi diventare un’importante esponente femminile del glam rock, fenomeno musicale degli anni settanta.
Susan Kay Quatro è la figlia dell’italoamericano Art Quatro, musicista che suonava in un gruppo chiamato Art Quatro Trio nel quale Suzi debuttò a soli 8 anni, essendo figlia d’arte, studiò piano, per poi dedicarsi al rock & roll, suonando in vari gruppi già a 14 anni ma essendo la ribelle e il “maschiaccio” della famiglia, Suzi si soprannominò Suzi Soul.
La rocker è cresciuta in un ambiente estremamente multiculturale: nipote di immigrati italiani a Detroit insieme alle sue quattro sorelle e un fratello e diversi bambini dei quali i suoi genitori ottennero l’affidamento nel corso degli anni.
La mamma di Suzi, Helén Szaniszlay, ungherese portò in famiglia anche un po’ della sua cultura d’origine, quella ungherese, mentre il papà musicista le insegnò la passione per la musica.
La Quatro è zia dell’attrice Sherilyn Fenn vi state chiedendo chi è? Vi rispondo subito, è l’attrice statunitense divenuta famosa grazie al ruolo di Audrey Horne in Twin Peaks, credo che tutti noi abbiamo visto o per lo meno sentito parlare di questo telefilm.
Il rock ha sicuramente in Suzi Quatro una delle sue Regine, la grintosa ragazza di Detroit, ma con origini a Sulmona in Abruzzo, è sulla breccia dagli anni 70 quando con il suo basso provava a conquistare il mondo.
La bassista americana Suzi Quatro è emersa sulle scene con “Can the Can” nel 1973 e da allora non ha mai smesso di esprimere il suo spirito creativo e sono state la fiducia in se stessa, l’energia incontenibile e la devozione per Elvis a spingerla sempre verso nuovi orizzonti.
In una intervista anni fa raccontò che la sua esperienza musicale è nata dopo aver visto i Beatles in TV e dopo che sua sorella Patty gli propose si metter su una band di sole ragazze e così ognuna di loro si è buttata subito nel progetto, chi si mise a suonare la ritmica, chi la batteria, chi faceva la voce solista, chi il pianoforte e Suzi non sapendo cosa suonare, su consiglio della stessa sorella Patty si mise a suonare il basso.
Così suo padre gli regalò il suo primo basso: un Fender Precision del 1957, con la striscia sul retro del manico, la placca dorata, la finitura sunburst e per Suzi fu come regalare a una sedicenne una Rolls-Royce come prima auto!
Il suo credo è racchiuso tutto in una frase che ripete scaramanticamente ad ogni incontro col pubblico: “All my life I wonted to be somebody and here I am” che praticamente in italiano suona così: in tutta la mia vita ho voluto essere qualcuno ed ora eccomi qui.
La carriera di Quatro iniziò all’età di quattordici anni militando nei gruppi con la band Pleasure Seekers, e Cradle assieme alle sorelle facendo concerti in tutta l’America ma nel 1971, mentre suonava con il gruppo Cradle, venne scoperta dal produttore britannico Mickie Most, che si trovava a Detroit per registrare un disco di Jeff Beck, i Cradle sì stavano per sciogliere e Most chiese a Suzi di andare in Inghilterra.
Verso la fine del 1971, Suzi arriva quindi a Londra solo con una valigia ed un basso e trascorse due anni da sola, scrivendo canzoni e registrandole. Il suo primo singolo ”Rolling Stone’‘, nel quale figurava un già celebre Peter Frampton alla chitarra, fu un fallimento dappertutto eccetto che in Portogallo, dove sorprendentemente balzò al primo posto nel 1972.
Mike Chapman e Nicky Chinn avevano appena firmato un contratto come autori per la casa discografica di Most, la RAK, e furono loro che scrissero il primo successo di Suzi, ”Can the Can” nel 1973, canzone che mise Suzi al primo posto nelle classifiche inglesi, giapponesi, europee e australiane. Suzi diventò così famosa con il suo rock selvaggio, aggressivo, duro e coperto di pelle: in Italia diventerà famosa soprattutto con il successivo 45 giri ”48 CRASH” seguono poco dopo altri 2 grandi successi, “Daytona Demon” e “Devil Gate Drive”.
Non ottiene gli stessi risultati negli Stati Uniti, nonostante i tour di metà anni settanta siano sostenuti da Alice Cooper e così la sua popolarità comincia a declinare nel 1975 in tutti i paesi a eccezione dell’Australia.
Nel 1978 la sua canzone “If You Can’t Give Me Love” raggiunge i primi posti nelle classifiche britanniche e australiane, nonostante non le abbia dato di nuovo il successo immediato, ma “Stumblin’ In”, un duetto registrato lo stesso anno con Chris Norman, arriva al quarto posto negli Stati Uniti e entrambe le canzoni appaiono nell’album If You Knew Suzi.
Nel 1985 Suzi Quatro collabora con Bronski Beat e con i membri del gruppo The Kinks, Eddie & the Hot Rods e Dr. Feelgood per una versione del classico “Heroes” di David Bowie prodotta da Mark Cunningham e realizzata nel 1986 per il documentario Children in Need della BBC.

Suzi Quatro ha intrapreso una parallela attività di attrice partecipando ad alcune serie televisive: appare in 7 episodi del telefilm Happy Days, dove interpreta il personaggio di Leather Tuscadero, in pratica interpretava se stessa con la passione per il rock’n’roll era l’amica di Fonzie e in un episodio de L’ispettore Barnaby dal titolo “Concerto per un assassino”.
Suzi Quatro è stata sposata con il chitarrista Len Tuckey dal 1976 al 1992, la coppia ha due figli: Laura, nata nel 1982, e Richard Leonard, nato nel 1984, Suzi poi si è risposata nel 1993 con Rainer Haas.
In Italia il periodo di massimo fulgore durerà pochissimo, dal 1974 al 1975, due anni in cui le nostre classifiche mostreranno spesso il suo nome.
E’ l’anno 1973 la novità dell’estate arriva da Detroit, a metà tra Marc Bolan dei T.Rex e Gary Glitter, il suo nome è Suzi Quatro, canta e suona il basso, è americanissima e in pochissime settimane è diventata una stella in tutto il mondo con un brano dal titolo “CAN THE CAN”, è il singolo che ci fa conoscere questa grintosa rocker rock duro con una spruzzata di glam, uscita in un momento in cui imperversano gruppi come i Sweet, gli Slade e i New York’s Dolls, la scuola è la stessa, però lei ci mette più cattiveria, con rivendicazioni sessuali e sociali con la musica che è in bilico tra il glam e il rock duro ma commerciale alla Grand Funk Railroad.
Il successo invece arriderà alla nuova canzone con la quale partecipa al Festivalbar di Vittorio Salvetti, “DEVIL GATE DRIVE”, la sua sfida alle classifiche italiane per l’estate 1974.
Suzi Quatro ha venduto fino ad ora oltre 50 milioni di dischi con la musica in bilico tra il glam e il rock duro ma commerciale alla Grand Funk Railroad.
L’accompagnavano tre musicisti Dave Neal alle percussioni e alla batteria, Alastair McKenzie alle tastiere e Len Tuckey alla chitarra, quest’ultimo diverrà suo marito nel 1976.
Esteticamente ricordano molto gli originali membri degli Spider From Mars di David Bowie, facce tipicamente inglesi.
Suzi Quatro non è stata certo la prima cantante urlatrice nel rock & roll, c’erano molti precursori, da Wanda Jackson e gli Shangri-Las a Grace Slick e Janis Joplin, ma Quatro ha creato un tipo di donna rock & roll che non esisteva, prima di salire sul palco, una che sembrava dura come i ragazzi e che non era solo una cantante ma anche una strumentista, il leader della band che ha fatto del rumore proprio insieme al resto del gruppo.
Con la sua tuta in pelle e il grande basso, che sembrava ancora più grande data la sua bassa statura, Quatro creò una nuova e potente immagine per le donne nel rock, una che parlava sia di forza che di sex appeal e così divenne una grande star internazionale negli anni ’70, anche se ci sarebbe voluto un po’ più di tempo prima che fosse riconosciuta negli Stati Uniti come nel Regno Unito.
Quatro riuscì finalmente ad avere successo negli Stati Uniti nel 1978 con un singolo più pop, “Stumblin’ In”, ma mentre il suo lavoro futuro avrebbe incluso più generi, dal pop new wave alle melodie dello spettacolo di Broadway, il cuore di Quatro non avrebbe mai perso il suo istinto come rocker e tornò all’hard rock con “Back to the Drive” del 2006 e “No Control” del 2019.
Il rock al femminile, si sa, troppo spesso non ha avuto la stessa considerazione di quello fatto dai colleghi di sesso maschile, anche se al giorno d’oggi il fatto di avere una donna alla voce o a qualche strumento, se non band composte totalmente da ragazze è un fatto ampiamente sdoganato.
Certo non doveva essere così facile nei primi anni ‘70, periodo in cui le musiciste erano un po’ delle mosche bianche è quindi del tutto ammirevole la grande determinazione in cui la allora giovanissima Suzi Quatro è riuscita a farsi strada in un ambiente potenzialmente non troppo favorevole.
Col supporto fondamentale alla scrittura di molti dei brani di Nicky Cinn e Mike Chapman, autori fra l’altro anche di vari pezzi degli Sweet, e raccolta una band attorno a lei (oltre che cantante ha sempre ricoperto il ruolo di bassista), con Len T, Alastair McKenzie alle tastiere e Dave Neal alla batteria, esordisce nel 1973 con un album omonimo.
La musica è un glam rock pieno di energia, a tratti sfociante nell’hard rock, dove Suzi spara al massimo la sua voce acuta ed aggressiva, con un’attitudine da vera rocker, incurante della giovane età e dell’appartenenza ad un sesso che solo i retrogradi possono definire “debole”. Infatti l’apertura affidata al selvaggio rock’n’roll di “48 Crash”, suonato con gran tiro, cantato con sfrontatezza e caratterizzato da ritornelli e cori immediatamente memorizzabili, oltre ad essere un manifesto sonoro per la nostra diventerà anche uno dei suoi maggiori successi.
Ma tutto l’album prosegue con tali caratteristiche, a partire dall’hard rock di “Glycerine Queen”, della cavalcata r’n’r “Shine My Machine”, il divertente glam rock di “Official Suburbian Superman” o la tribale “Primitive Love”. Se “Skin Tight Skin” ha atmosfere più dilatate, “Get Back Mama” ha un tiro degno degli Status Quo, con tanto di assolo di basso.

E oggi, a quasi 75 anni suonati, Suzi è ancora in giro per il mondo, a suonare, con la verve di una ragazzina, averne, al giorno d’oggi, personaggi del suo spessore…
Come possiamo dimenticarci la sua “Can The Can”, introdotta da una batteria martellante che introduce un serrato riff r’n’r e Suzi che urla un ritornello impossibile da non far restare stampato nella mente, un brano che sarà un altro grandissimo successo.
Non mancano alcune cover vitaminizzate, quali “I Wanna Be Your Man” della coppia Lennon – McCartney, il classico “Shakin’All Over” e poi ancora ”Sticks & Stones”, ”Shakin’ All Over”, ”Primitive Love”… e soprattutto “All Shook Up” del suo idolo Elvis Presley, che diventerà anche un singolo di successo.
Protagonista di un successo enorme, più all’estero che in patria, di una carriere musicale, almeno nella sua prima parte, di qualità indiscutibile, ancora orgogliosamente in giro, ha fra i suoi meriti, anche quello di aver rappresentato un’enorme influenza per generazioni successive di musiciste, le di poco successive Runaways di Joan Jett e Lita Ford, tanto per dire, di essere fra le primissime a fare rock duro con quel livello di successo e a capo, lei, una minuta ragazzina, di una band di uomini, il tutto sempre a testa alta e senza dover rendere conto a nessuno. Oltre ad essere una grande musicista, un esempio di determinazione ed emancipazione che ha precorso i tempi.
Che dire, come non festeggiare raccontando una donna che hanno fatto la storia e Suzi Quatro ne è l’emblema, ha rivoluzionato e fatto da apripista a tante donne che oggi suonano e cantano sgomitando anche tra i colleghi uomini e riuscendone spesso a venirne fuori con successo!
Voglio comunque esprimere il mio pensiero su questa giornata.
Ogni festa, ogni tradizione riporta a ricordi che tutti hanno vissuto, in particolare, questa festa ricorda le lotte e le discriminazioni vissute dalle donne prima di poter arrivare a dei risultati concreti e degni del progresso della società attuale non a caso è stata premiata nel 2020 come Icon Award dal Women’s International Music Network lei che con la sua piccola, energetica figura, all’inizio si attirò lo scherno maschilista e paternalista di chi la vedeva, vulcanica, con quel basso gigantesco.
Suzi ha sempre rifiutato di farsi etichettare, soprattutto negli anni Settanta, quando molte cantanti aderivano al femminismo militante, era il suo atteggiamento di allora, e lo è ancora oggi tanto che lei non si considera una musicista donna ma solo una musicista, e se la gente ha problemi con questo, sono fatti loro, lei è sempre stata la stessa, un po’ più un maschiaccio come dice la stessa Suzy. È entrata nella musica in un’epoca in cui non era facile per una donna suonare, scrivere e cantare.
In questo giorno ricordiamoci tutto ciò che ora sembra scontato, come ad esempio il diritto di votare o anche semplicemente lavorare ed avere una propria indipendenza, è il frutto di anni e anni di lotte.

Questo va ricordato quando si festeggia questo giorno: le donne che si sono esposte in prima persona, hanno manifestato e lottato, ricordare con orgoglio quanto si può ottenere nonostante il dubbio di raggiungere il risultato.
Noi Donne non vogliamo esserne né vittime, né complici. Non vogliamo essere anestetizzate, sopraffatte, manipolate da ciò che succede nel mondo, perché la guerra regola il sistema economico per garantire profitti e potere facendo pagare i costi in termini di vite e povertà alla maggioranza della popolazione sfruttata e divisa. Le donne vanno rispettate e onorate ogni giorno dell’anno non solo l’8 Marzo!
Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne quindi ricordiamoci che se con un tacco più alto ci vedremo alte, con l’amore per noi stesse ci vedremo immense! E come diceva la grande Oriana Fallaci: “Essere donna è così affascinante… È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai”.
Questa deve esser una giornata che offre un’occasione per riflettere su quanta strada ci sia ancora da percorrere per raggiungere una piena uguaglianza e per fermare ogni forma di violenza e discriminazione di genere. L’impegno per i diritti e la parità non dura solo oggi, ma deve essere una responsabilità collettiva, ogni giorno dell’anno!
Voglio Fare gli auguri a tutte le donne con una Poesia di Angelo De Pascalis: Sei Bella.
Sei bella.
Angelo De Pascalis
E non per quel filo di trucco.
Sei bella per quanta vita ti è passata addosso,
Per i sogni che hai dentro
E che non conosco.
Bella per tutte le volte che toccava a te,
Ma avanti il prossimo.
Per le parole spese invano
E per quelle cercate lontano.
Per ogni lacrima scesa
E per quelle nascoste di notte
Al chiaro di luna complice.
Per il sorriso che provi,
Le attenzioni che non trovi,
Per le emozioni che senti
E la speranza che inventi.
Sei bella semplicemente,
Come un fiore raccolto in fretta,
Come un dono inaspettato,
Come uno sguardo rubato
O un abbraccio sentito.
Sei bella
E non importa che il mondo sappia,
Sei bella davvero,
Ma solo per chi ti sa guardare.
Da Parte mia è tutto
Alla prossima da SonoSoloParole.